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Dopo ‘Dune’ tocca a James Bond, Denis Villeneuve girerà il nuovo 007

Dopo 'Dune' tocca a James Bond, Denis Villeneuve girerà il nuovo 007

(Adnkronos) –
Denis Villeneuve è pronto a scrivere una nuova pagina nella leggenda di James Bond. Il visionario regista canadese, celebrato per capolavori come ‘Arrival’, ‘Blade Runner 2049’ e i due ‘Dune’, è stato ufficialmente scelto per dirigere il ventiseiesimo film della saga di 007, il primo dell’era Amazon MGM. L’ufficialità è stata comunicata dalla società controllata dal colosso tecnologico fondato Jeff Bezos, che proprio in questi giorni festeggia a Venezia il matrimonio con Lauren Sanchez.  

Un passaggio di testimone epocale: non solo si chiude definitivamente l’era di Daniel Craig, ma si inaugura un nuovo corso per l’agente segreto più famoso del cinema, affidato per la prima volta a una major tech come Amazon. E a guidarlo sarà un cineasta dalla firma potente, estetica e intellettuale, segnando un nuovo e attesissimo inizio per una delle serie cinematografiche più longeve e iconiche di sempre. 

“Per me James Bond è territorio sacro. Lo guardavo con mio padre fin da ‘Agente 007 – Licenza di uccidere’, con Sean Connery. È un onore immenso”, ha dichiarato Villeneuve in un comunicato. Con queste parole, il regista ha accolto ufficialmente l’incarico, confermando un sogno coltivato fin da giovane.  

Il film rappresenta il 26esimo titolo ufficiale della saga e arriva dopo ‘No Time to Die’ del 2021, l’addio della star Daniel Craig al personaggio che ha interpretato per cinque film. È anche il primo 007 dell’era post-acquisizione: nel 2022 Amazon ha rilevato MGM per 8,45 miliardi di dollari, assumendo i diritti sulla distribuzione dei futuri film della saga. Tuttavia, solo quest’anno si è sbloccata la situazione, grazie a un accordo tra Amazon e i tradizionali custodi del personaggio creato dallo scrittore inglese Ian Fleming, i produttori Barbara Broccoli e Michael G. Wilson. 

Fra i registi in lizza prima della scelta finale c’erano anche nomi del calibro di Edward Berger (Im Westen nichts Neues), Edgar Wright (Baby Driver) e Paul King (Wonka), ma alla fine ha prevalso la visione di Villeneuve, forte della sua credibilità artistica e della sua passione dichiarata per l’agente segreto al servizio di Sua Maestà. 

Con il kolossal ‘Dune’, Villeneuve ha dimostrato di saper coniugare spettacolarità e profondità narrativa, portando in sala una fantascienza epica e sofisticata che ha conquistato critica e pubblico (oltre 700 milioni di dollari al box office e premi Oscar per suono ed effetti visivi). La sua firma autoriale, fatta di immagini monumentali, ritmi sospesi e una cura maniacale per la costruzione dell’atmosfera, promette di portare James Bond in una nuova dimensione. 

Accanto al regista canadese, come executive producer, ci sarà Tanya Lapointe, compagna e collaboratrice di lunga data, mentre Amy Pascal e David Heyman saranno produttori principali. “Siamo nelle mani di un autore straordinario. Questo film è sempre stato il suo sogno, ora lo è anche il nostro”, hanno commentato Pascal e Heyman in un comunicato. 

Al momento non è stato ancora annunciato né l’attore che interpreterà il nuovo Bond, né lo sceneggiatore che affiancherà Villeneuve nella stesura della storia. Ma le indiscrezioni parlano di un casting in corso che potrebbe dare alla saga un taglio più giovane, forse più spregiudicato, come suggerito dai rumors interni ad AmazonMGM. 

Non è ancora chiaro quando inizieranno le riprese, ma l’attenzione è già puntata sul progetto. Dopo decenni di dominio al botteghino e un’identità forgiata in sala, Bond si prepara a riaffermarsi anche nell’era dello streaming, con Amazon pronta a sfruttare il potenziale crossmediale del personaggio, pur nel rispetto della tradizione. “Denis Villeneuve è un maestro del cinema. Il suo impegno è per noi un onore e una grande opportunità”, ha dichiarato Mike Hopkins, responsabile di Prime Video e Amazon MGM Studios. L’uomo con la licenza di uccidere torna dunque sul grande schermo, con la promessa di una nuova missione che non sarà soltanto al servizio del Regno Unito, ma anche – e soprattutto – del grande cinema. 

(di Paolo Martini) 

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Attesa smorzata per la stagione 2 di Mobland

Attesa smorzata per la stagione 2 di Mobland | Rec News

Molti si chiedono se ci sarà una seconda stagione di Mobland, la serie crime anglo-statunitense ideata da Ronan Bennett, scritta insieme a Jez Butterworth e diretta da Guy Ritchie. La risposta è sì. Le riprese sarebbero già in corso e la serie potrebbe riapprodare sugli schermi nella seconda metà dell’anno prossimo. La conferma arriva anche da Tom Hardy, attore protagonista conosciuto per il suo ruolo in Venom che qui interpreta il facilitatore Harry De Sousa.

Il piano – ha confermato di recente – è sicuramente quello di realizzare altre stagioni. La domanda è: diventerà internazionale? Ci sono elementi internazionali nella criminalità organizzata, che sono stati accennati nella prima stagione. Il controllo della droga, delle munizioni, delle armi, delle persone e di ogni genere di cose che passano attraverso l’Europa e dall’Africa al Sud America, al Pakistan… e le merci variabili che circolano in Europa. In ogni paese europeo ci sono famiglie coinvolte che lottano per il potere e per ottenere lo status che permette loro di movimentare questo tipo di merci. E chi controlla tutto questo e come si inserisce nel contesto mondiale“.

La serie, dunque, potrebbe staccarsi ben presto dallo skyline londinese per assumere contorni sempre più internazionali. Forse collegati al traffico di fentanyl e legati al ruolo dei “messicani” e della potentissima Kat McAllister. Tutto da vedere è anche il peso che verrà dato ai personaggi. Harry infatti al termine della prima stagione deve misurarsi con una riduzione del suo ascendente su Conrad – che inizia a diffidare del suo supporto incondizionato – e con i problemi familiari. Nell’ultima puntata lo troviamo infatti nel bel mezzo di una scalata di potere ambigua e pericolosa, ferito in tutti i sensi dalla moglie.

I protagonisti della serie tv mobland
I protagonisti della serie tv Mobland

Lo stile della serie

Dal punto di vista stilistico, la serie mantiene l’impronta di Guy Ritchie, ma in modo più misurato rispetto ai suoi film più frenetici. La regia punta sull’accumulo di tensione, i silenzi, e una fotografia che stratifica visivamente il potere. Vengono alternati luci calde e spazi ampi per i boss a ambienti angusti e ombrosi per i loro sottoposti. La scrittura di Ronan Bennett è asciutta e sottile, con dialoghi scarni ma ricchi di sottotesto. Vengono evitate le battute memorabili per focalizzarsi su una narrazione per sottrazione che riflette la realtà della criminalità organizzata, dove molto si muove nel non detto.

Punti di forza di Mobland e perché vederlo

La regia di Ritchie è certamente ispirata. Il regista è in grado di costruire, con poco e senza ricorrere a eccessi scenici, una tensione crescente. Il climax si accentua nelle ultime puntate, quando si svelano alcuni tra i segreti più pesanti e si verificano una serie di colpi di scena che ribaltano tutta la situazione. C’è poi un cast che è sicuramente di alto livello, con interpreti come Tom Hardy (Venom), Pierce Brosnan (noto al grande pubblico per il ruolo di 007), e Helen Mirren (The Queen).

Critiche

Mobland rimane, comunque, ancorato ai filoni cinematografici tradizionali che affrontano il tema della criminalità organizzata, con tutti gli archetipi e le tematiche del caso. La famiglia intesa come agglomerato criminale, la mancanza di emancipazione dei suoi componenti che sono criminali e vittime al contempo, gli eccessi che sfociano in drammi sociali.

MobLand rimane comunque una serie crime solida e ben realizzata. Di sicuro consigliata agli appassionati del genere che apprezzano la narrazione intensa caratterizzata da un equilibrio tra azione e introspezione familiare.

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Marge Simpson è morta davvero? La spiegazione dietro il colpo di scena

Marge Simpson è morta davvero? La spiegazione dietro il colpo di scena

(Adnkronos) –
Marge Simpson è morta? È un vero e proprio colpo di scena quello che sta mettendo in allarme i fan della celebre serie televisiva, che va in onda su Italia 1 e racconta le avventure dei Simpson, la famiglia gialla più amata dalla televisione. 

Nell’ultimo episodio della 36eima stagione uno dei protagonisti più amati della serie muore. Si tratta proprio di Marge Simpson, la mamma di Bart, Lisa e Maggie, moglie di Homer. Ma è davvero così? La spiegazione c’è. 

La scena, che raffigura Marge su una nuvola direttamente dall’aldilà, sarebbe infatti una proiezione futura. Un salto temporale che non intacca, per nessun motivo, la narrazione presente. È stata una scelta degli autori che spinge a riflettere sulle responsabilità adulte.  

L’episodio, intitolato ‘Estranger Things’, esplora un futuro in cui Bart e Lisa si sono allontanati, Homer vive ancora nella casa di famiglia e Lisa torna a Springfield da adulta affermata. Durante la puntata, si scopre che Marge è morta prima di Homer. La lapide recita: “Amata moglie, madre e insaporitrice di braciole”. 

Le cause della morte non vengono spiegate, ma la sequenza si carica di emotività con la scoperta, da parte di Bart e Lisa, di un messaggio postumo lasciato da Marge. Nel video, la madre invita i suoi figli a restare uniti, nonostante le difficoltà. La scena si chiude con un tocco ironico: Marge, che in vita sognava di ritrovare Homer in paradiso, pare invece aver trovato compagnia in Ringo Starr, suo amore adolescenziale. 

  

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“L’energia della creazione” dal 5 giugno al Cinema

"L'energia della creazione" dal 5 giugno al Cinema

Il documentario, L’energia della Creazione (Italia, 2025 – 88’) un viaggio che attraversa ventidue realtà esemplari per esplorare come il lavoro umano possa trasformarsi in un atto di creazione, sarà al cinema dal 5 giugno.

Una forza invisibile, che unisce mani, sogni e ideali, alimenta il progresso e plasma le comunità. Il film è suddiviso in quattro capitoli tematici: la scienza come strumento di pace, il pane come simbolo di rigenerazione, l’errore come fonte di innovazione e la comunità come modello di sviluppo sociale. Con uno sguardo filosofico ed emotivo, rivela come il lavoro possa essere l’espressione più profonda della nostra vita interiore.

Il documentario è prodotto da INAZ a cura di Linda Orsola Gilli, regia di Giacomo Gatti, produzione esecutiva MIR Cinematografica, scritto da Elia Gonella e Giacomo Gatti, distribuito dalla Draka Distribution di Corrado Azzollini.

“Quando il lavoro non è solo una necessità economica o sociale, quando il lavoro diventa il campo in cui mettiamo in gioco tutte le nostre capacità e i nostri valori, quando il lavoro si trasforma in un mezzo per esprimere la nostra creatività, la nostra verità più intima, la nostra vita interiore, allora il lavoro diventa volontà, fuoco, energia. Diventa espressione pura, un frammento dell’evoluzione umana, un atto che trascende il presente e abbraccia l’infinito. Perché, come raccontiamo nel film – conclude il regista Giacomo Gatti – la materia che accende il pensiero dell’uomo è la stessa che illumina le stelle”.

Linda Gilli, Presidente di INAZ e Cavaliere del Lavoro, dichiara: “Un’azienda non può prescindere dal contesto sociale e dalle sue evoluzioni. Né può non partecipare proattivamente alla crescita culturale del Paese. Anzi: deve promuovere il sapere e condividerlo. Noi di INAZ, monitorando costantemente l’evoluzione del mondo del lavoro e delle imprese, che impatta la vita di milioni di persone, abbiamo acquisito un patrimonio di conoscenza prezioso e continuativamente aggiornato. E, volendo metterlo a disposizione di tutti, siamo diventati anche una media company. Seminari, libri, video, web: tutti i mezzi e tutte le piattaforme distributive sono utili per dialogare con gli stakeholder e crescere assieme a loro. Nasce da qui “L’energia della creazione”, ideale continuazione de “Il fattore umano”. Nasce dal desiderio di comunicare il bello del lavoro, la passione e la creatività italiana, che, interagendo quotidianamente con i nostri clienti e, primariamente, con i direttori HR, conosciamo molto bene e intendiamo valorizzare: siamo convinti che il linguaggio cinematografico possa rappresentare con forza questa realtà e sostenerne la più ampia diffusione, lanciando un messaggio valoriale positivo per tutti”.

L’energia della creazione, è anche omaggio al lavoro, intesa come energia che genera valore, bellezza e futuro e vede la partecipazione di Alexander Agethle, Pietro Barabaschi, Giacomo Bettani, Giampaolo Dallara, Gaetano Giunta, Davide Longoni, Paola Macciocchi, Maria Giovanna, Mazzocchi, Elena Mencaroni, Mario Merola, Alessandro Mignemi, Sergio Orlandi, Irene Palermo, Gian Luca Pellegrini, Karl Perfler, Pasquale Polito, Andrea Pontremoli, Chiara Sanna, Marco Torrini, Matteo Tiraboschi. Le aziende coinvolte: Asg Superconductors S.P.A., Associazione Officine Culturali, Brembo, Cooperativa Birrificio Messina, Cooperativa Sociale Beedini, Dallara Automobili S.P.A., Editoriale Domus S.P.A., Federazione Nazionale Cavalieri Del Lavoro, Fincantieri S.P.A., Fondazione Comunità Di Messina, Fondazione Con Il Sud, Forno Brisa, Fusion For Energy, Iter, Kilometro Rosso S.P.A., Maso Englhorn, Panificio Davide Longoni, Panificio Mamm, Panificio Pandefrà, Politecnico Di Milano, Simic S.P.A., Slackline Sicilia Asd.

Nel 2018, con il documentario Il Fattore umano – lo spirito del lavoro, INAZ ha intrapreso un viaggio attraverso l’Italia per cogliere l’assenza del lavoro responsabile, intrecciando le vite di artigiani, operai, artisti, medici, agricoltori e ricercatori. Presentato alla Festa del Comema di Roma e trasmesso sui canali Mediaset nel 2022, il film ha continuato a vivere, attraversando diversi contesti e rivelando storie autentiche. Questo secondo capitolo prosegue quel percorso, esplorando il lavoro come forma profonda di espressione umana e atto creativo.

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ARTE & CULTURA

Riferimenti e segreti de “L’esorcista del Papa”

Riferimenti e segreti de "L'esorcista del Papa"

L’Esorcista del Papa non è quello che si definirebbe un horror in senso lato. Non mancano, certo, le scene con un po’ di tensione e tutto il corollario caro al genere, anche se l’effetto di alcune trovate è più comico che spaventoso. Rimane comunque una pellicola permeata di simbolismi, mistero, segreti e riferimenti a quelli che sembrano fatti di cronaca realmente accaduti, ma rivisitati in chiave romanzata.

La storia di padre Gabriele Amorth – impersonato da un inedito Russell Crowe – si apre a Tropea, in Calabria, negli anni ’70. È li che il prete si misura con il caso di possessione di un ragazzo, che risolve suscitando, però, le ire del Vaticano. Ben presto si trova infatti a dover relazionare sull’accaduto davanti a una Commissione risoluta a demansionarlo.

Non si ferma, tuttavia, la sua attività, che prosegue fino al caso più difficile. Sarà la storia di una famiglia ad allontanarlo provvisoriamente dall’Italia per catapultarlo in Castiglia, dove svelerà un segreto sepolto da secoli e si districherà in uno dei 200 luoghi sparsi per il mondo governati dal maligno.

Il film è attraversato dalla storia spesso evocata da Padre Amorth di Rosaria, una giovane cittadina del Vaticano che chiede aiuto al prete. Qualcuno ci ha visto un riferimento al caso di Manuela Orlandi, a cominciare dall’anno della scomparsa citato nel film, il 1983. Nell’Esorcista del Papa, comunque, non si segue alcuna pista ma ci si limita alle suggestioni visionarie del protagonista.

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