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Minori e prodotti dannosi, Moige: “Rispettare le norme esistenti”. Chiesti controlli e sanzioni

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Minori e prodotti dannosi, Moige: "Rispettare le norme esistenti". Chiesti controlli e sanzioni | Rec News dir. Zaira Bartucca
Foto © Denys Shevchenko/REC NEWS

Si è svolta ieri presso la Sala Zuccari del Senato la conferenza stampa “Venduti ai minori”. L’incontro ha preso le mosse dallo studio – omonimo – promosso dal Moige e dall’Istituto Piepoli, e si è concentrato sul facile accesso dei giovanissimi a bevande alcoliche, gioco d’azzardo, cannabis, pornografia, videogiochi per adulti e prodotti contraffatti. Presenti, tra gli altri, anche il ministro per la Famiglia e la Natalità Eugenia Roccella, che Rec News ha intervistato a margine dei lavori (qui in basso).

Un problema, quello dell’accesso dei minori a prodotti sostanzialmente dannosi, speculare a un altro, che tuttavia non è ancora oggetto di indagine e sufficiente analisi. Se, infatti, si parla già moltissimo dei pericoli del web – e tra questi rientra l’accesso alla pornografia e a determinati videogiochi, su cui si concentra lo studio presentato – in molti casi fatica a cadere la cortina di omertà che riguarda gli adescamenti di minori. Su questo problema attuale e preoccupante il governo Meloni aveva fatto promesse roboanti, senza tuttavia andare al di là degli annunci relativi al decreto Caivano.

Abbiamo tentato di approfondire l’argomento con la dottoressa Elisabetta Scala, vicepresidente nazionale del Moige.

Oltre a quelli descritti nel vostro studio, esistono altri pericoli per i minori che riguardano gli adescamenti online. Non c’è solo il problema dell’accesso alla pornografia, ma anche il dramma legato alla pedopornografia.

Sulla pedopornografia la Polizia sta facendo moltissimo e le norme ci sono già. L’Agcom si sta impegnando affinché vengano applicati dei filtri, per esempio sui social, in grado di penalizzare l’accesso a determinati contenuti. I danni, comunque, rimangono gravissimi, e in questo periodo la Gran Bretagna sta pensando a misure ancora più stringenti.

C’è comunque poco per cui stare tranquilli, in questo come in altri ambiti.
Il web è anche il posto dove si accede facilmente alla cannabis. Dopo il via libera a quella “light”, molti giovanissimi sono convinti che si tratti di prodotti innocui, in realtà non è così. C’è una volontà di trasgredire.

Cosa manca in fatto di interventi?
Ci sono tuttora ambiti non normati, come cannabis e videogiochi.

Quali sono le vostre richieste alla Istituzioni?
Ancora una volta vogliamo ricordare alle Istituzioni che ci sono divieti che non vengono rispettati. Richiamiamo tutti alle loro responsabilità. Chiediamo inoltre che vengano rispettate le norme con controlli stringenti e sanzioni e che vengano apposti filtri ai contenuti dannosi.

I dati diffusi dal Moige

Il Moige, Movimento italiano genitori, per l’indagine condotta in collaborazione con l’Istituto Piepoli ha analizzato un campione di 1359 giovanissimi tra i 10 e i 17 anni. Alcol, fumo, gioco d’azzardo, pornografia, sono vietati per legge a chi non abbia almeno 18 anni, mentre per quanto riguarda la cannabis light e i videogiochi 18+ si registra un vuoto normativo, in quanto assente il divieto di legge e le relative sanzioni. Novità di quest’anno, l’analisi sulla conoscenza dei prodotti contraffatti. I dati confermano una vendita piuttosto diffusa di prodotti vietati tra i minori in Italia, nonostante i divieti di legge. La diffusione è legata alla facilità con cui riescono ad avervi accesso: i commercianti non verificano l’età di chi compra, e vendono senza problemi anche ad acquirenti palesemente al di sotto dell’età consentita.

“Come genitori, auspichiamo più controlli, sanzioni più severe, e una norma che metta il divieto ai minori per videogiochi18+ e cannabis light” – Commenta Antonio Affinita, Direttore Generale del MOIGE – L’impegno a proteggere i minori non può essere confinato solo in famiglia. È inaccettabile che attualmente non esista una legge che vieta la vendita di cannabis light ai minori così come una legge che regolamenti la vendita dei videogiochi 18+. È fondamentale una collaborazione attiva tra genitori, autorità competenti e commercianti e filiera produttiva. In primo luogo, i genitori devono avere una comunicazione aperta con i propri figli sulle ragioni per cui determinati prodotti sono vietati e sulla loro potenziale nocività. È, però, necessario che tutta la filiera produttiva si attivi per garantire che prodotti vietati e inadatti non vadano a finire nelle mani di minori. I distributori e produttori delle merci vietate devono fare la loro parte nel monitorare e controllare con rigore la loro filiera distributiva, così come le autorità governative devono intervenire rafforzando i controlli e le sanzioni per chi viola le leggi sulla commercializzazione di prodotti ai minori. Questo fenomeno rappresenta una sfida per la società, e richiede una risposta coordinata da parte di genitori, educatori, istituzioni, produttori e commercianti”. 

ALCOL – Il 96% del campione intervistato è consapevole del fatto che l’alcol può avere conseguenze nocive sulla salute. 3 intervistati su 4 affermano di averne parlato in famiglia e i genitori li hanno messi in guardia. 9 ragazzi su 10 dichiarano che anche i loro docenti hanno affrontato il tema in classe.  Ciononostante, più della metà dei minori intervistati (57%) ha bevuto alcol almeno una volta e il 4% lo fa abitualmente (il doppio del 2021, quando il dato era al 2%). I minori bevono alcol principalmente per sentirsi più energici e allegri (11%), rilassarsi (10%), ed essere più socievoli (6%). Gli alcolici vengono acquistati principalmente in locali e pub (12%), bar (5%), e supermercati (3%). Il 76% dei rivenditori non ha verificato l’età di chi comprava alcolici (nel 2021 era il 56%) e, anche quando avevano appurato che si trattava di un minore, il 46% ha venduto ugualmente la bevanda, un dato in aumento del 7% rispetto al 2021.

FUMO – Il 96% del campione intervistato sa che il fumo fa male, e che può comportare conseguenze serie e permanenti (85%). Questo dato indica un calo della consapevolezza da parte dei giovani se lo confrontiamo con il 2021, quando era al 93%. I giovani, quindi, sono più “indulgenti” verso questi prodotti, e il 30% (+7% rispetto al 2021) ha fumato almeno una sigaretta. Di questi, il 10% lo fa abitualmente, una percentuale che è il doppio rispetto all’ultima rilevazione. I minori fumano principalmente per curiosità (19%) e per rilassarsi (10%). Il 71% dei fumatori lo fa in compagnia. Il 53% ha solo provato o fuma occasionalmente, tra i fumatori, la maggior parte (28%) fuma tra 1 e 5 sigarette, ma il 7% arriva ad un intero pacchetto da 20 a giorno (nel 2021 era il 4%) e l’1% fuma anche oltre un pacchetto quotidianamente (dato rimasto invariato). In media, i ragazzi fumano di più nelle regioni del sud e nelle isole. Le sigarette vengono acquistate principalmente presso tabaccherie (47%) e distributori (18%). Il 33%, invece, le chiede ad amici. I minori che acquistano presso distributori automatici con controllo della tessera sanitaria utilizzano quella di amici più grandi (56%), o dei genitori o fratelli maggiori (32%). Nel 12% dei casi, invece, la verifica non era attiva (in leggero miglioramento rispetto al 2021, al 15%). Per quanto riguarda i negozi fisici, invece, il 64% dei venditori non ha verificato l’età (+2% rispetto al 2021), e 1 su 3 non ha negato la vendita anche sapendo che si trattava di un minore.

SIGARETTA ELETTRONICA – Il 33% degli intervistati ha fumato almeno una volta la sigaretta elettronica (nel 2021 era il 19%). A fumarla abitualmente è il 4% degli intervistati, a fronte di un 1% della precedente rilevazione. Il motivo che spinge a svapare è la curiosità (18%), la convinzione che sia meno dannosa delle sigarette tradizionali (12%), per rilassarsi (5%) e per smettere di fumare altri tipi di sigarette (5%). Il 3% (+2% rispetto al 2021) lo fa perché la fumano gli amici. Il 44% utilizza liquidi che contengono nicotina, e il 71% dei ragazzi dichiara che solitamente non viene chiesto loro il documento per verificare l’età (68% nel 2021). Nel 68% dei casi, il venditore non ha rifiutato la vendita, anche sapendo che si trattava di minori.

CANNABIS LIGHT E MINORI – Il 6% degli intervistati (+2%) ha provato cannabis light. Il 26% degli intervistati (+7%) la ritiene legale e che si possa fumare, il 17% (-2%) crede sia legale su prescrizione medica, il 24% (-9%) dichiara che si tratta di un prodotto da collezione non atto alla combustione. Il 33% (+3%), invece, la reputa illegale. Riguardo ai luoghi di acquisto della cannabis light risulta in diminuzione la quota di quanti, tra i rivenditori, hanno correttamente verificato l’età prima di consegnare il prodotto (24% +5%nel ’21), mentre è in aumento la quota complessiva di quanti, dopo la verifica, hanno effettivamente rifiutato di vendere il prodotto perché l’acquirente era minorenne (38% nel 2021 vs 33% nel 2023).

GIOCO D’AZZARDO – L’83% (-4% rispetto al 2021) dei ragazzi è consapevole del fatto che giocare spesso con giochi con vincita in denaro può avere conseguenze negative, ma solo il 47% (-9%) crede che queste possano essere serie e permanenti. Il 79% sa che questo tipo di attività è vietato ai minori di 18 anni, il 7% crede che l’età minima sia 16 anni, per il 5% è sufficiente avere 14 anni e per il 9% non è mai vietato. Il 18% (+4% rispetto al 2021) ha giocato almeno una volta presso agenzie per le scommesse, bar, tabaccherie, sale bingo, o altri luoghi simili. La tipologia di gioco più diffusa tra i minori è il gratta e vinci (37%), seguiti dalle scommesse sportive (21%), slot machine e superenalotto (entrambi 9%). Presso le attività commerciali, solo il 41% dice che sia stata controllata la sua età (con un miglioramento del 6% rispetto al 2021), il 57% dei gestori non si è rifiutato di far giocare un minore. 

VIDEOGIOCHI – Aumentano i giovani che giocano ai videogiochi, solo 28% dichiara di non giocarci mai (-10% rispetto al 2021). Il 32% gioca per oltre 2 ore al giorno (+4%), il 71% gioca collegato online (il 36% sempre o spesso). Il 36% gioca da solo, mentre il 34% con amici collegati online, il 20% con amici in presenza e il 3% con sconosciuti connessi in rete. I giochi preferiti sono quelli di azione e avventura (38%), ma anche sport (18%). Il device più utilizzato è lo smartphone (47%), seguito da console per videogiochi (37%). Il 38% dei minori intervistati ritiene che i giochi con contenuti violenti o volgari non abbia alcuna conseguenza sul proprio benessere mentale (+6% dal 2021). Il 10% (+2% dal 2021) crede che non esistano divieti per i giochi con contenuti violenti e volgari, e il 61% ammette di aver giocato almeno una volta con videogiochi vietati per la propria età (+5%). 

PRODOTTI CONTRAFFATTI – Solo 3 ragazzi su 10 sanno dare una corretta definizione di cosa sia una merce contraffatta. Il 74% sa che si tratta di un fenomeno globale, per il 5% si tratta di qualcosa circoscritto all’Asia. Il 71% sa che la contraffazione può interessare prodotti di ogni settore, mentre il 13% crede sia circoscritto alle categorie di lusso o all’abbigliamento. Il 79% dei ragazzi è consapevole che acquistando online ci si può imbattere in prodotti non originali, e che ad essere danneggiati sono i consumatori, le imprese, lo Stato e i lavoratori (opzione scelta dal 51%). L’8%, al contrario, ritiene che non venga danneggiato nessuno. Il 40% sa che usare questa categoria di prodotti può comportare conseguenze per la salute e per l’ambiente, ma il 35% pensa che l’acquisto di merce contraffatta non implichi nessuna sanzione o provvedimento, ma che si tratti solo di comportamenti scorretti. Ad 1 ragazzo su 2 è capitato di acquistare online non intenzionalmente un prodotto contraffatto.

Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell'attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l'abilitazione per iscriversi all'Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell'Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l'incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull'affare Coronavirus e su "Milano come Bibbiano". Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Antonello Caporale, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical 2014. Autrice de "I padroni di Riace - Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato". Sito: www.zairabartucca.it

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Salute femminile,
IA e medicina di genere: innovazioni, sfide e prospettive per un futuro più equo

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Salute femminile, IA e medicina di genere: innovazioni, sfide e prospettive per un futuro più equo

La salute delle donne è un tema di crescente interesse globale, con implicazioni significative per la società nel suo complesso. Nonostante i progressi scientifici e tecnologici, permangono sfide sostanziali nell’assicurare che le donne ricevano cure adeguate e personalizzate. Questa indagine esplora le strategie farmaceutiche e le innovazioni che stanno rivoluzionando il campo, evidenziando l’importanza di aumentare la consapevolezza e l’accesso alle cure.

La salute delle donne: una questione di equità

Storicamente, la ricerca medica si è concentrata principalmente sulla salute maschile, spesso trascurando le peculiarità biologiche e le esigenze specifiche delle donne. Questa disparità ha avuto un impatto negativo sulla diagnosi e sul trattamento delle malattie femminili.

Ad esempio, le malattie cardiovascolari, spesso percepite come una minaccia maggiore per gli uomini, sono in realtà la principale causa di decesso patologico tra le donne. L’assenza di sintomi “classici” negli attacchi di cuore femminili è un esempio di come la mancanza di consapevolezza possa essere pericolosa.

Un discorso a parte meritano le malattie reumatologiche che, aspetto spesso sottovalutato, interessano molto le donne in età riproduttiva, costituendo uno dei fattori che possono incidere negativamente sulla natalità¹. «La ragione della prevalenza femminile di queste patologie sembra risiedere nel fatto che queste ultime siano caratterizzate da una predisposizione genetica e ormonale che può favorire lo sviluppo di una risposta autoimmune più aggressiva», chiarisce l’Osservatorio italiano genere donna, che sostiene l’importanza della prevenzione: «Riconoscere la patologia sin dalle prime fasi – scrivono dall’Osservatorio – consente di avviare il percorso terapeutico prima che si verifichino danni permanenti. Oggi, infatti, i medici dispongono di strumenti diagnostici molto sofisticati e terapie che consentono in molti casi di fermare la progressione della malattia e assicurare una buona qualità di vita».

Il direttore del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS, dottoressa Elena Ortona

Insomma, «molte patologie si presentano in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini”, chiarisce il direttore del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS Elena Ortona (in alto nella foto), intervistata da Rec News. «Un esempio emblematico è l’infarto miocardico, che nelle donne può manifestarsi con sintomi atipici come nausea, dolore alla schiena o affaticamento, portando a diagnosi ritardate e a trattamenti meno tempestivi. Inoltre, le donne metabolizzano alcuni farmaci in modo diverso rispetto agli uomini a causa di differenze ormonali ed enzimatiche. In passato, la ricerca farmaceutica si basava principalmente su soggetti maschili, portando a dosaggi non sempre adeguati alle donne. Oggi, la medicina di genere promuove studi più equilibrati per ottimizzare le terapie», puntualizza ancora la dottoressa Ortona.

Strategie farmaceutiche: verso la medicina di genere

Negli ultimi anni anche l’industria farmaceutica ha iniziato a riconoscere l’importanza della medicina di genere, che tiene conto delle differenze sessuali e di genere nella prevenzione, diagnosi e nel trattamento delle malattie. Diversi organismi si stanno focalizzando sempre più sull’universo femminile, avviando ricerche specifiche sul particolare impatto che determinate patologie hanno sulle donne.

In Italia la galassia degli organismi che portano avanti le ricerche cliniche più rappresentative sul tema comprende il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità, il Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere e il Gruppo italiano salute e genere (GISEG).

«La ricerca in medicina di genere – puntualizza ancora la dottoressa Ortona dell’Istituto Superiore di Sanità – ha fatto notevoli progressi, ma ci sono ancora diverse sfide e opportunità di miglioramento.  Negli ultimi anni si è assistito a una maggiore attenzione agli studi preclinici e clinici che analizzano le differenze tra uomini e donne. Questo è in parte dovuto ad una maggiore sensibilizzazione e formazione delle ricercatrici e ricercatori all’importanza di considerare il sesso e genere nei propri studi, ma anche al fatto che le principali riviste scientifiche come Nature e Lancet hanno inserito nelle istruzioni per gli autori la regola di mostrare i propri dati in modo disaggregato per sesso».

«Questo – prosegue Ortona – ha portato a una migliore comprensione delle variazioni nella incidenza e manifestazione delle malattie, nella risposta ai farmaci e nei fattori di rischio. Tuttavia, molto deve essere ancora fatto. In particolare, è fondamentale includere in maniera equilibrata soggetti di entrambi i sessi al fine di sviluppare trattamenti mirati che tengano conto delle differenze biologiche e poi analizzare i dati in modo disaggregato. Questo metodo porterà non solo ottimizzare il dosaggio dei farmaci, ma anche progettare nuove molecole e strategie terapeutiche». 

Innovazione tecnologica: La rivoluzione dei dati

Anche l’innovazione tecnologica sta giocando un ruolo cruciale nel trasformare la salute delle donne. L’uso di big data e intelligenza artificiale consente di analizzare enormi volumi di dati per identificare modelli e tendenze che potrebbero sfuggire alle analisi tradizionale. Queste tecnologie stanno iniziando a offrire nuove opportunità per personalizzare le cure e migliorare i risultati sanitari, e per quello che riguarda l’IA possono permettere di individuare precocemente alcune patologie tramite le cosiddette analisi predittive e l’analisi personalizzata e combinata della predisposizione genetica del singolo paziente, dei fattori di rischio e dello stile di vita.

L’Intelligenza Artificiale, inoltre, sembra prestarsi bene alla risoluzione del problema della scarsa o nulla aderenza alle terapie², che riguarda in particolare chi è affetto da patologie croniche e gli anziani. Si tratta di soggetti che rinunciano a curarsi, oppure rinunciano ad adottare stili di vita alternativi in grado di minimizzare il rischio di incorrere in determinate patologie. Tra questi soggetti molte sono le donne, come chiarisce il Portavoce della Rete delle Cattedre UNESCO italiane e professore emerito di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Andrea Lenzi. «Il sesso femminile – spiega Lenzi – è emerso come predittore indipendente di non aderenza ai farmaci ipoglicemizzanti, alla terapia ipolipemizzante e ai regimi farmacologici impiegati dopo un IMA in ampi studi di coorte e meta-analisi». 

Cosa può fare l’IA in un campo come questo? Diventare un assistente virtuale in grado di generare alerts personalizzati che possono migliorare l’aderenza alla cura e aiutare a generare buone abitudini e dunque stili di vita migliorati.

Aumentare la consapevolezza: l’importanza dell’educazione

La medicina di genere e l’intelligenza artificiale stanno quindi ridisegnando il modo in cui viene vissuta e percepita la salute femminile. Ma da sole, ovviamente, potrebbero non bastare. Educare le donne sui loro diritti sanitari e sulle opzioni disponibili è fondamentale per migliorare i risultati di salute, e in questo senso le campagne di sensibilizzazione e i programmi educativi possono aiutare a colmare il divario informativo e a promuovere decisioni sanitarie più informate.

Un altro aspetto riguarda i decisori, come ha ben spiegato la dottoressa Ortona dell’Istituto Superiore di Sanità: «E’ necessario – ha detto a Rec News – sostenere e incentivare finanziamenti e programmi di ricerca che abbiano la medicina di genere come asse portante, per colmare le lacune ancora presenti e favorire l’innovazione in ambito clinico e farmacologico. Perché pur avendo raggiunto traguardi importanti, la medicina di genere è ancora in una fase evolutiva. Il futuro richiede uno sforzo coordinato per integrare conoscenze multidisciplinari, sviluppare studi più inclusivi e applicare le nuove tecnologie, in modo da garantire – ha concluso – cure sempre più personalizzate ed efficaci».

FONTI:

¹Le malattie autoimmuni reumatologiche, in Genere Donna https://www.generedonna.it/patologie-di-genere/genere-e-autoimmunita/malattie-autoimmuni-reumatologiche/

² Adherence to long-term therapies : evidence for action – Institutional Repository for Information Sharing and World Health Organitation

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POLITICA

Terzo mandato su misura. Ecco chi agevolerebbe

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Terzo mandato su misura. Ecco chi agevolerebbe | Rec News

Quest’anno si torna alle urne per decretare sei nuovi governatori, quelli di Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Di questi solo due sono investiti dal problema del terzo mandato: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto.

In teoria anche la Puglia di Michele Emiliano rientrerebbe nella conta dei presidenti di regione che hanno già compiuto due mandati ma lo stesso Emiliano ha annunciato la sua intenzione di farsi da parte per garantire il ricambio generazionale. Diverso il caso di Lombardia e Friuli Venezia Giulia: due regioni dove si potrebbe porre il problema del terzo mandato visto che sia Attilio Fontana che Massimiliano Fedriga stanno compiendo il loro secondo giro alla presidenza. Ma il tema è decisamente prematuro perché, in assenza di crisi politiche, le due regioni andranno al voto solo nel 2028.

Le Regioni che andranno al voto nel 2025, come detto, sono sei. Certamente quella più al centro delle polemiche è la Campania: i cittadini dovranno scegliere il successore di Vincenzo De Luca (Pd). Al voto anche le Marche governate da Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia), la Puglia guidata da Michele Emiliano (Pd), la Toscana di Eugenio Giani (Pd), la Regione speciale della Valle d’Aosta governata da Renzo Testolin (Union Valdôtaine), subentrato in corso d’opera ad Erik Lavévaz (dimessosi nel 2023 a seguito di una forte crisi politica) e il Veneto guidato da Luca Zaia (Lega).


 Complessa è la situazione del Veneto. Perché, con una rincorsa partita già da un anno, è in gioco il nome di Luca Zaia, che allo stato non sarebbe ricandidabile ad una presidenza numero 3 nel 2025. Formalmente Luca Zaia è al secondo incarico consecutivo, perché la legge regionale che ha introdotto il limite dei due mandati ininterrotti per le cariche elettive – recependo la norma nazionale 2004 – è stata approvata dal Consiglio Veneto nel 2012, con decorrenza dal 2015, fatto salvo il mandato che era già in corso. Zaia in quel momento era al suo primo quinquennio da presidente, dopo l’elezione-plebiscito del 2010. L’eventuale ricandidatura – per la prossima legislatura – aprirebbe di fatto per l’esponente leghista la possibilità di una quarta elezione a presidente del Veneto.

Anche in Valle d’Aosta, seppur in forme diverse, c’è un acceso dibattito intorno al limite dei mandati per le cariche apicali all’interno della Giunta regionale. La vicenda, in particolare, riguarda l’attuale presidente della Regione, Renzo Testolin, e il vice presidente, Luigi Bertschy, entrambi esponenti dell’Union valdotaine. Le forze di opposizione sostengono che, secondo la legge regionale 21/2007, entrambi non potranno ricoprire incarichi nella prossima Giunta, anche se eletti (il voto è previsto nel settembre 2025). Ovvero al massimo dovranno “accontentarsi” di fare il semplice consigliere. Della vicenda è stata investita la presidenza del Consiglio regionale.  (ANSA)

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Da Trump negli Stati Uniti a AfD in Germania, così è cambiato il sentiment degli elettori

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Un fattore comune salta all’occhio se si confrontano le ultime elezioni presidenziali con quelle del 2016, che avevano visto il confronto tra il repubblicano Donald Trump e la democratica Hillary Clinton: sondaggi e analisti ci hanno visto corto. Dando per scontata la vittoria dell’ex vicepresidente Kamala Harris, che già pianifica la ricandidatura per il 2024 e tenta di rimettere insieme i pezzi della disfatta elettorale.

Una disfatta che alcuni si sono preoccupati di analizzare, dati alla mano, per comprendere come sia cambiato il sentiment degli elettori dal 2020 a oggi dopo il quadriennio all’insegna di Joe Biden. E’ il caso del Global Investigative Journalism Network, che ha evidenziato come la maggior parte delle oltre 3.000 contee degli Stati Uniti si sia “mossa a destra rispetto a quattro anni fa, con Trump che ha ottenuto guadagni sorprendenti anche nei sobborghi solidamente democratici di Washington, DC e nelle contee di New York”.

Discorso analogo per la Germania, dove AfD – analizzano ancora dal Global Investigative Journalism Network – ha rastrellato diversi territori, portando dal suo lato anche la Turingia. Utilizzando un modello linguistico, il giornale Tagesspiegel ha analizzato i discorsi dell’AfD e dei parlamenti statali tedeschi dal 2014, per un totale di 340.000 paragrafi e più di 15 milioni di parole, scoprendo che a destare interesse sono state le posizioni di partito che sostengono il ritorno dei migranti nel loro Paese d’origine.

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Barolo Tabai Riserva Vintage 2019: Un tesoro enologico per il Mercato di Hong Kong

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Barolo Tabai Riserva Vintage 2019: Un tesoro enologico per il Mercato di Hong Kong
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Il Barolo Tabai Riserva Vintage edizione numerata del 2019 sta catturando l’attenzione degli intenditori e degli appassionati di vino di tutto il mondo. Questo vino d’eccezione non solo incarna la tradizione vitivinicola piemontese, ma si distingue anche per la sua qualità. L’edizione limitata lo rende particolarmente ambito nel mercato internazionale, con Hong Kong in testa.

Caratteristiche distintive del Barolo Tabai Riserva 2019

Il Barolo Tabai Riserva Vintage 2019 è frutto di una vendemmia eccezionale che si riflette nel suo carattere ricco e complesso. Al palato si presenta con una struttura solida e tannini eleganti, promettendo una longevità che lo rende perfetto per collezionisti ed estimatori.

Edizione numerata: un elemento di prestigio

Ogni bottiglia del Barolo Tabai Riserva 2019 è numerata, offrendo un’esperienza unica e irripetibile. Questa esclusività non solo accresce il suo valore, ma crea anche un senso di unicità e prestigio che è molto apprezzato dai connoisseur di Hong Kong, un mercato che valorizza i prodotti di lusso e di alta qualità.

Il Mercato di Hong Kong: il palcoscenico ideale

Hong Kong è rinomata per essere uno dei più importanti hub commerciali per il vino in Asia. La crescente domanda di vini di alta fascia fa del Barolo Tabai Riserva 2019 un protagonista indiscusso nelle migliori enoteche e ristoranti della città. I consumatori di Hong Kong, sempre alla ricerca di novità e prodotti esclusivi, trovano in questo Barolo un perfetto mix di tradizione e innovazione.

Come acquistare il Barolo Tabai Riserva 2019

Il Barolo Tabai Riserva Vintage 2019 è difficile da trovare, praticamente introvabile, perché il prezzo elevato che aumenta con il tempo e la rarità delle edizioni limitate numerate lo rendono un bene molto richiesto sia dai collezionisti che dagli intenditori.

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