

A Vicenza essere anziani non è un torto o una mancanza, essere anziani significa maturità e un privilegio per l’intera comunità nonchè per se stessi. Eppure appare essere una colpa, non propria degli anziani. L’aspettativa della vita aumenta e le amministrazioni comunali uscenti non sembrano avere fatto molto di più di quanto possibile ad oggi.
Vicenza deve essere una città maggiormente inclusiva, legittimante le rilevanti necessità individuali per una vita morale e decorosa, a qualsiasi età. Vanno garantiti più diritti ai “veterani della vita”, dobbiamo rafforzare il confronto e il rapporto con la cittadinanza giovanile, favorendo anche la socialità di quartiere con iniziative culturali stimolanti la partecipazione e lo svago nelle strutture comunali, all’aperto, nei parchi, nelle scuole e istituti professionali in cui il racconto della propria esperienza passata possa essere l’incipit per i giovani vicentini che potranno attingere ad altri ed alti valori da tramandare.
Dobbiamo valorizzare la risorse individuali degli anziani, combattendo al contempo la solitudine e l’isolamento sociale. La serenità favorirà anche la cura degli affetti, agevolando l’occasione di conoscere la propria comunità e se stessi in essa. L’Assessorato al sociale dovrà avere maggiore elasticità di intervento ed iniziativa, molti anziani non sono autosufficienti e l’Amministrazione ha il dovere di non trascurare nessuno e in nessun caso, coinvolgendo e sostenendo gratuitamente le attività logistiche e trasportistiche dei “veterani” vicentini che non possono guidare o spostarsi agevolmente in autonomia.
La città del Palladio sia da subito il filo conduttore per molti altri comuni affinché essere anziano sia un orgoglio e una fonte inesauribile di conoscenza e capacità da cui attingere e per i quali essere fonte di ispirazione sia per essi un orgoglio che prosegue nella partecipazione e inclusività. A Vicenza urge una risposta concreta e immediata perché essere anziani non è uno sgarbo alla comunità o all’Amministrazione, essere anziani è una fortuna.

Oggi c’è un oggettivo problema di sicurezza pubblica nelle stazioni ferroviarie regionali, soprattutto in quelle strutture presenti nelle frazioni delle province laziali. Come dimostrano diverse inchieste giornalistiche su tale problema, le linee del Lazio sono in balia di borseggiatori o violenti che non si fermano alle aggressioni verso i pendolari.
I sindacati dei ferrovieri nella nostra Regione, infatti, lamentano gravi aggressioni anche verso il personale che lavora in questi siti. E’ necessario rafforzare la sicurezza davanti le stazioni ferroviarie includendo nel discorso di monitoraggio pure le strutture presenti nei piccoli Comuni ed estendendo la presenza delle Forze dell’Ordine, in particolare della Polizia Ferroviaria, anche nelle ore notturne.
Occorre l’inasprimento delle leggi per i reati compiuti sui mezzi ferroviari, come nei casi di borseggi o aggressioni al personale ferroviario. Chiediamo quindi alla Regione Lazio, al Ministero dell’Interno e alle Ferrovie dello Stato di intervenire con urgenza al fine di garantire la sicurezza di tutti i cittadini che utilizzano i mezzi pubblici in Regione.
RN WALL
Stop immediato alla coercizione psichiatrica. Ma c’è chi vorrebbe convincerci che siamo tutti matti
di CCDU*

Il 9 ottobre 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno pubblicato le loro linee guida finali su “Salute mentale, diritti umani e legislazione” che condannano il ricovero involontario, l’uso della contenzione e dell’isolamento, e il “trattamento” coatto, compreso l’elettroshock. Si impegna a sostenere una tolleranza “zero” nei confronti delle pratiche psichiatriche coercitive e vuole che anche tutti i governi facciano lo stesso. Il CCHR International (associazione statunitense ‘cugina’ del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani) è stato invitato e ha partecipato al lancio delle linee guida.
Le raccomandazioni sono le più forti che abbiamo visto per assicurare alla giustizia gli abusi psichiatrici e fornire protezione ai pazienti, tra cui:
• “La legislazione dovrebbe vietare chiaramente tutte le misure involontarie”.
• Le “pratiche coercitive nell’assistenza alla salute mentale violano il diritto di essere protetti dalla tortura o da trattamenti crudeli, inumani e degradanti…”.
• “Una persona non deve somministrare o eseguire su un’altra persona nessuna delle seguenti attività: (a) terapia del sonno profondo; b) terapia del coma insulinico; c) psicochirurgia; e (d) qualsiasi altra operazione o trattamento vietato [fuorilegge] dalla normativa.
• I pazienti devono avere il diritto di rifiutare le cure e di scegliere un aiuto medico alternativo.
• L’elettroshock provoca danni cerebrali e dovrebbe essere proibito ai bambini.
• La legislazione deve garantire la responsabilità per eventuali trasgressioni delle leggi, prevedendo “sanzioni civili, amministrative o penali” e risarcimenti.
Si tratta di diritti a lungo combattuti che, una volta implementati a livello globale, potrebbero sradicare le pratiche psichiatriche dannose.
Proprio in questi giorni, invece, gli psichiatri, sostenuti dall’industria psicofarmacologica multimiliardaria, battono la grancassa per convincere i nostri governanti che siamo tutti matti ed è necessario diagnosticarci presto, in modo da poter prescrivere a sempre più persone le loro pillole magiche. Gli elisir della felicità più propagandati in questi giorni sono sostanze psichedeliche simili all’LSD, che alcuni genitori vengono convinti a somministrare ai loro figli per “curare” presunte “condizioni di salute mentale” nonostante i rischi documentati d’indurre comportamento suicidario.

Le detassazioni degli straordinari e dei premi di risultato del governo Meloni non risolvono il problema della carenza degli infermieri e della lunghezza delle liste d’attesa del nostro sistema sanitario. Ancora una volta questo esecutivo dimostra di muoversi alla cieca, di tagliare risorse sulla salute dei cittadini e di agire con il solo obiettivo di ingannarli.
Le misure sulla detassazione sono una vera e propria presa in giro, esattamente come lo sono le indennità per le liste d’attesa che, se tutto va bene, entreranno in funzione nel 2025.
Il governo Meloni continua a fare annunci mirabolanti che non trovano nessun riscontro nella realtà. Per governare un Paese come il nostro e affrontare le difficoltà del sistema sanitario nazionale servono serietà e coraggio, tutte caratteristiche che questo esecutivo sembra non avere.

Per anni ho osservato con occhio critico i danni causati dalle varie amministrazioni nella nostra amata città di Reggio Calabria. Il livello degli amministratori, in molti casi, è stato davvero scarso, con rare eccezioni che non fanno che confermare questa triste realtà. Questa lunga riflessione, insieme alle considerazioni e sollecitazioni da parte della gente che mi ha incoraggiato a mettermi in gioco, mi ha portato a una decisione importante. E ora, eccomi qui, pronto ad affrontare una nuova sfida: mi candido come Sindaco di Reggio Calabria.
Può sembrare una boutade, ma come diceva mio cugino Peppe, “si candidano cani e porci”, quindi perché no? La mia scelta non è stata difficile, è semplicemente la logica conseguenza di ciò che sono e di ciò che faccio. Amo le persone, anche se devo ammettere che non tutte sono di mio gradimento. Le persone che mi interessano sono quelle comuni, normali, che non si montano la testa o diventano snob. Senza pregiudizi e con il cuore in mano, sono quelle che mi stanno a cuore.
In ogni cosa che faccio, metto il cuore. La vita non è sempre stata facile, e ho subito molte ingiustizie che mi hanno reso più forte. Sono disposto a subire mille ingiustizie in nome della Giustizia. Questo non è solo un motto, ma uno stile di vita. Ora è il momento di agire. Inizierò creando prima un’associazione culturale e poi la mia candidatura. Tutti coloro che desiderano avvicinarsi a questa iniziativa saranno i benvenuti, previo screening iniziale da parte di un gruppo di persone incaricate di selezionare i partecipanti. La politica è una cosa seria, è servizio.
L’esperienza, la libertà e l’indipendenza saranno le nostre guide in questo viaggio. La capacità, il talento e la professionalità che mi accompagneranno saranno la nostra carta d’identità. Iniziate pure il vostro dossieraggio, ma tenete presente che non sarà un compito facile. Reggio Calabria ha bisogno di un cambiamento radicale, e noi siamo qui per portarlo avanti. Tu, cittadino, fai la tua parte. Ci vedremo nei quartieri, nelle periferie, affronteremo le battaglie e, soprattutto, presenteremo proposte concrete. In un momento critico come questo, dobbiamo fare fronte comune per il bene della nostra città.
Reggio Calabria può cambiare, e noi siamo pronti a mettere il nostro cuore e la nostra determinazione in questa missione. Ora è il momento: o cambiamo, o la città muore. Noi faremo la nostra parte, e ti chiediamo di unirti a noi.