Torna a far parlare di sé il centro in provincia di Agrigento. C’è chi lo ricorda per la piscina a ridosso della struttura, chi per la rumorosa riapertura. Nelle scorse ore, la tragedia
Torna a far parlare di sé il centro di accoglienza di Siculiana, cittadina in provincia di Agrigento. C’è chi lo ricorda per la piscina a ridosso della struttura, chi per la chiusura e per la rumorosa riapertura dello scorso aprile. Nelle scorse ore, la tragedia: uno dei migranti ospitati nel centro – un eritreo – è riuscito ad eludere i “controlli” della struttura adibita per le quarantene e si è ritrovato su una strada statale, dove è morto a causa di un incidente.
Fallimentari le politiche messe in atto da Luciana Lamorgese, che oggi ha ringraziato i tre poliziotti rimasti feriti nel corso della colluttazione che ha avuto luogo contestualmente alla fuga dell’eritreo e di altri migranti. Toni pomposi che non bastano a nascondere i (tanti) problemi di fondo, per esempio la cesura evidente tra le politiche restrittive messe in campo contro turisti e cittadini e – di contro – il lassismo sui migranti che sono in grado di darsi alla fuga indisturbati, anche quando sono in quarantena. Ma lo show, del resto, deve andare avanti.
Tutti i migranti presenti, riporta il ministero dell’Interno, “sono stati sottoposti a tampone lo scorso 31 agosto: 16 sono risultati positivi e 19 esami rinofaringei hanno avuto un esito incerto. Per questi ultimi migranti è stato ripetuto il tampone, il cui esito si conoscerà nella giornata di oggi, e sono stati posti in isolamento. Per tutti i migranti presenti nella struttura l’Azienda Sanitaria Provinciale ha disposto la ripetizione del periodo di quarantena”.
E’ poi lo stesso ministero dell’Interno a fornire una contraddizione in termini di dati che riguarda proprio il centro di accoglienza di Siculiana: secondo il dicastero di Lamorgese alla data di ieri erano presenti nel centro di accoglienza di Siculiana 237 migranti, in prevalenza tunisini (55), marocchini (24) e bengalesi. Tutte zone foraggiate dalla Farnesina e da organismi che fanno capo all’Onu e all’Ue, tra gli altri, e che attualmente non si trovano coinvolti in guerre e in situazioni socio-economiche precarie.
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