
Agricoltura e Ue, preoccupa il “Farm to Fork”. Intanto in Italia si sblocca il settore fitovivaistico
Nonostante la batosta legata al Covid-19, l’Ue stava preparando l’ennesima mazzata alle economie degli Stati membri. Il pericolo non è scongiurato ma solo rimandato ad aprile
Nonostante la batosta legata al Covid-19, l’Ue stava preparando l’ennesima mazzata alle economie degli Stati membri. A essere colpita sarebbe stata, proprio a marzo, l’agricoltura. I produttori sarebbero stati alle prese con nuove privazioni e tassazioni, a fronte di ricavi praticamente nulli. Senza contare la volontà di Bruxelles – di cui ancora si discute troppo poco – di dichiarare non a norma macchinari come i trattori che non saranno adeguati ai diktat sul 5G. Con la conseguenza che solo grosse aziende e multinazionali sarebbero in grado di sopravvivere. Un impatto letale per i piccoli e medi produttori italiani, che sono la maggioranza e si vedrebbero surclassare – tra gli altri – dal mercato libero in forte espansione dell’Afcfta.
I pericoli che derivano dal Farm to Fork sono solo rimandati
Sul primo di questi aspetti, cioè l’avvio rimandato ad aprile del Farm to Fork“, si è concentrato il gruppo PPE. Anche se la “strategia” non estenderà i suoi tentacoli in questo mese – anche in Paesi come l ‘Italia – questo non vuol dire che il pericolo sia scampato. I popolari dal canto loro non chiedono una cancellazione della misura, che come detto se non cambiata impatterá in maniera irrimediabile, ma solo un timido “rinvio ad almeno dopo l’estate”.
Le gravi difficoltà dei produttori piccoli e medie
“La strategia – ha detto Herbert Dorfmann, portavoce per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale dei popolari – imporrebbe nuove regole e restrizioni agli agricoltori di tutta Europa, che stanno attualmente affrontando gli effetti del coronavirus e devono garantire la produzione alimentare in Europa allo stesso tempo. Non è certo il momento giusto per imporre norme supplementari agli agricoltori. Stiamo affrontando la più grande crisi che il settore agricolo abbia visto in decenni. Gli agricoltori europei si trovano di fronte a sfide nuove e impreviste e si trovano in situazioni di grande difficoltà”, ha detto.
“Lasciare che gli agricoltori producano il cibo di cui abbiamo bisogno in un’atmosfera serena”
“L’intero settore agricolo è fortemente influenzato dalla diffusione del coronavirus, ma il settore vitivinicolo e il settore dei prodotti freschi ne soffrono di più. Credo fermamente che nei mesi successivi dobbiamo aiutare il settore agricolo a riprendersi da questa crisi il più rapidamente possibile”, ha affermato Dorfmann. “Dobbiamo – ha proseguito – dare sicurezza agli agricoltori e non dobbiamo creare ulteriori incertezze. In questa crisi, dovremmo lasciare che gli agricoltori producano il cibo di cui abbiamo bisogno in un’atmosfera serena. Dovremmo posticipare la strategia “Farm to Fork” fino almeno dopo l’estate. Ora, è essenziale utilizzare la nostra energia per trovare misure adeguate per aiutare i nostri agricoltori e ristabilire buone condizioni di lavoro e di mercato per loro”, ha concluso.
La buona notizia: lo sblocco della vendita dei prodotti fitovivaistici
Un’ulteriore stretta, per quando riguarda l’Italia, si era verificata a causa dell’impossibilità di vendere prodotti fitovivaistici (fiori e piante) a causa delle restrizioni imposte da Conte. I senatori della Lega fanno tuttavia sapere che la situazione si è in questo senso sbloccata. “Il governo – affermano Centinaio, Bergesio, Vallardi, Sbrana e Ripamonti – ha riconosciuto la libera vendita di prodotti florovivaistici, semi e fertilizzanti, raccogliendo così una proposta di buonsenso che la Lega aveva fortemente avanzato. Si fa così chiarezza, resasi necessaria a sostenere un settore attualmente in grande difficoltà e che, insieme a tutta la sua filiera, rischiava la paralisi completa. In una delicata fase come quella che stiamo vivendo, con la netta contrazione delle esportazioni, la possibilità di commercializzare i propri prodotti, consentirà ai tanti produttori italiani di resistere in attesa di un miglioramento della situazione”.
DOC
Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale
ECONOMIA
BTP Italia, il bilancio del MEF

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato i dettagli relativi alla Seconda Fase della diciannovesima emissione del BTP Italia, il titolo indicizzato all’inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi) con scadenza a 5 anni. La Seconda Fase, dedicata agli investitori istituzionali, che si è svolta il 9 marzo nell’arco di 2 ore, ha registrato 178 contratti per un controvalore complessivo domandato interamente accolto, pari a 1.353,653 milioni di euro. Questo dato, insieme a quello della Prima Fase di collocamento che ha visto un ammontare di 8.563,209 milioni di euro acquistati da piccoli risparmiatori, ha determinato una raccolta complessiva finale di quasi 10 miliardi di euro.
Sempre con riferimento alla Seconda Fase di collocamento, le informazioni raccolte dai Dealer eCo-Dealer permettono di ottenere delle statistiche quasi totalmente rappresentative dell’ammontare complessivamente allocato. In particolare, il 43 per cento dell’ammontare emesso nella Seconda Fase è stato collocato presso le banche mentre il 33,9 per cento presso asset manager. Gli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo hanno acquistato il 23,1 per cento dell’emissione (in particolare il 5,6 per cento è andato ad assicurazioni, mentre il 17,5 per cento è stato allocato a istituzioni governative).
Il collocamento del titolo nella Seconda Fase ha visto una predominante presenza di investitori domestici, che ne hanno sottoscritto l’84,7 per cento. Il restante 15,3 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da investitori europei, in particolare residenti in Svizzera (5,7 per cento), in Francia (4,7 per cento), in Germania (2,7 per cento), nel Regno Unito (1,3 per cento) e presso altri paesi europei (0,9 per cento).
ECONOMIA
Le alternative al Superbonus 110%

Il superbonus 110% è una misura introdotta dal governo precedente per tentare di incentivare la riqualificazione energetica degli edifici. Questa misura fiscale, come è noto, consente di detrarre dall’Irpef il 110% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli immobili. Tuttavia, la sua introduzione ha avuto delle ricadute che hanno riguardato la cessione dei crediti, senza contare che diversi soggetti ne hanno approfittato per ottenerne vantaggi impropri. Esistono comunque alcune alternative al superbonus 110 che possono essere considerate.
- Bonus Ristrutturazioni. Il Bonus Ristrutturazioni è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la ristrutturazione degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse fino al 50% delle spese sostenute per la ristrutturazione.
- Ecobonus. L’Ecobonus è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse dal 50% all’85% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica.
- Sisma Bonus. Il Sisma Bonus è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la messa in sicurezza degli edifici, ma solo in zone sismiche. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse fino al 80% delle spese sostenute per la messa in sicurezza.
- Superbonus 90. Il Superbonus 90 è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse il 90% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica.
- Credito d’imposta. Il Credito d’imposta è una misura che consente di ottenere un credito d’imposta da utilizzare in compensazione fiscale. Questo credito d’imposta può essere ottenuto per le spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici, e consente di ottenere una percentuale delle spese sostenute.
ECONOMIA
L’Ue vuole ottenere il phase down delle fossili alla Cop28 di Dubai

L’obiettivo dell’Ue alla Cop28? Includere il phase down delle fossili nelle conclusioni del vertice sul clima. Tutte le fossili: anche il petrolio e il gas. È questo uno dei punti più importanti della posizione comune che le diplomazie dei Ventisette stanno definendo in vista del summit che si terrà a dicembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
“Sebbene il gas naturale abbia un ruolo nella transizione, il passaggio a un’economia neutrale dal punto di vista climatico richiede che il consumo ininterrotto di combustibili fossili raggiunga il picco già nel breve termine. L’Ue promuoverà sistematicamente un passaggio globale verso sistemi energetici privi di combustibili fossili non abbattuti ben prima del 2050”, si legge in una bozza del documento che stila la posizione Ue, visto da Reuters.
Se confermato, questo punto darebbe all’Europa il mandato per trovare sponde e alleati nei prossimi 10 mesi e presentarsi all’appuntamento emiratino con un consenso più ampio sul phase down delle fossili. Entro febbraio i ministri degli Esteri dei Ventisette dovranno dare l’ok. Che rimanga così com’è non è scontato: alcuni paesi stanno chiedendo un linguaggio più forte, ritornando al phase out (eliminazione) invece del semplice phase down (riduzione); altri paesi invece frenano.
Secondo l’Ipcc, tutti gli scenari emissivi che rispettano gli 1,5 gradi con uno sforamento (overshoot) limitato prevedono il picco di emissioni tra il 2020 e il 2025. Per raggiungerlo è indispensabile ridurre il consumo di combustibili fossili, data la poca diffusione odierna delle tecnologie per abbattere le emissioni.
A passo lento verso il phase down delle fossili
In ogni caso, far passare il phase down delle fossili nel comunicato finale non sarà impresa semplice. Non solo perché la presidenza della Cop28 è di tutt’altro parere, con Sultan al-Jaber che è stato al contempo inviato per il clima degli Emirati e ad dell’Adnoc, la compagnia petrolifera di bandiera. Soprattutto perché dopo l’occasione mancata alla Cop26 e l’intreccio di crisi energetica e guerra in Ucraina la strada è in salita.
A Glasgow, nel 2021, l’obiettivo era il phase out del carbone. Ma all’ultimo minuto, nella plenaria conclusiva, l’India si era opposta. Inventando la formula che poi è stata ripresa da tutti (segno che di voglia di dire addio alle fossili non ce n’è poi molta): phase down, appunto. L’anno scorso in Egitto è andata peggio. Alla cop27 si è cercato di allargare il phase down a tutte le fossili, ma la presidenza egiziana non ha nemmeno voluto inserire il punto in una delle bozze di conclusioni. Nonostante ci fossero 80 paesi – quelli europei in testa – che lo chiedevano. (Rinnovabili.it)