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In data 10 febbraio 2020 Butac, considerato un sito di fact-checking e di debunking, ha pubblicato un articolo su Rec News dal titolo “Bill Gates, il Coronavirus e i complotti credibili”. Il nostro sito รจ stato, forse contestualmente, inserito nella schedatura riguardante i contenuti scomodi (black-list) promossa dal gioielliere Michelangelo Coltelli e dagli altri.

Chi finanzia Butac e perchรฉ?

Quali oggetto di attacchi trasversali (ne sono arrivati da Open di Enrico Mentana, da Gayburg e da un Bufale.net costretto dall’evidenza dei fatti a fare retromarcia su Mimmo Lucano) dovuti al nostro non essere allineati, chiediamo a Coltelli e agli altri chiarezza sulle attuali fonti di finanziamento di Butac, e sui reali motivi che li portano a confezionare contenuti colmi di illazioni pretenziose.

Le “lezioni” del gioielliere apprezzato dal Rotary

Senza presunzione, cogliamo l’occasione per fare sapere al “Maicolengel” (tanto apprezzato dal Rotary bolognese di papino Gian Luigi) che siamo ben lieti di accettare suggerimenti, consigli e perfino critiche da tutti – giornalisti e non – ma non accettiamo lezioni sul nostro mestiere da un gioielliere che il luminoso fato e le opportunitร  hanno consegnato a un settore che sembra simile al nostro, ma in realtร  รจ lontano anni luce.

La verifica di un fatto o di una notizia dovrebbe spettare ai giornalisti, non ai blogger legittimati

รˆ infatti ai giornalisti che spetta il compito della verifica e dell’eventuale convalida di una notizia, non a un blogger che lavora in negozio (“Il gioielliere cacciatore di fake news”, Repubblica – 30 novembre 2017) e il “giornalismo” lo mastica solo per la legittimazione che gli รจ giunta dalle lobby. Anche noi possiamo essere smentiti, per caritร : siamo umani e come tali soggetti a possibili errori. Ma in quasi due anni di attivitร  nessuno รจ riuscito a presentare fatti incontrovertibili assieme agli attacchi di basso o bassissimo livello, e questo ci fa capire che siamo sulla strada giusta. Di seguito la richiesta di rettifica che abbiamo inviato a Butac.

Ricevete la presente in riferimento all’inserimento della Testata di cui sono Responsabile, Rec News, nella “black-list” del sito www.butac.it, e in riferimento a un articolo diffamatorio da voi redatto. Il Sito di cui sono Responsabile, affiancato ad altri, viene descritto quale “sito di pseudo giornalismo/politica”, categoria descritta come segue:

“In questa black list figurano siti che usano il linguaggio giornalistico per scrivere articoli spesso basati sul nulla che portino acqua al loro mulino, qualunque esso sia. Puรฒ trattarsi di politica, religione, ideali. Sono siti che fanno male, perchรฉ molti di quelli che li leggono sono li in quanto affini come idee, e non riescono a distinguere tra notizie reali e notizie alimentate solo dal tifo per questa o lโ€™altra fazione, oppure copiano notizie da fonti non affidabili senza fare nessuna verifica”.

Si tratta di affermazioni altamente denigratorie e diffamatorie, tanto piรน se si considera che sono enunciate con l’obiettivo di impedire l’esercizio del diritto di critica e di cronaca tipico dell’attivitร  giornalistica. Rec News รจ un sito di approfondimento giornalistico, che si avvale di strumenti professionali di indagine tipici dell’Osint, dell’utilizzo di banche dati e della verifica incrociata di piรน fonti.

Affermazioni che fanno riferimento ad “articoli basati sul nulla”, al “tifo” o all’atto di “copiare”, il richiamo alle mancate verifiche e addirittura l’enunciato che il sito faccia “male” fanno il paio con gravissime illazioni e diffamazioni, che l’autore porta avanti con l’evidente proposito di tacitare e censurare articoli scomodi, come quelli sul Coronavirus. I finanziamenti erogati dall’Ue, da cosiddetti filantropi e da lobby a presunti siti di fact-checking (che in realtร  vogliono agire come una mannaia sulla libera informazione online) sono del resto cosa nota.

Per quanto enunciato, domando che la presente venga pubblicata sul sito Butac senza manomissioni e omissioni e con pari rilevanza rispetto all’articolo con cui รจ stato attaccato un nostro lavoro sulla simulazione dell’evento 201. Lo stesso autore, a ben guardare, in questa sede ci ha dato ragione in piรน punti: prima di tutto quando ha ammesso che la pagina dell’evento 201 รจ stata modificata in questi giorni, e secondariamente quando non รจ riuscito ad offrire scusanti valide alla corsa a Wuhan di Bing Yi Technology (che fa capo a Microsoft) nel settore bio-medico e farmaceutico.

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La vicenda di Julian Assange approda alla Camera dei Deputati

La moglie Stella Morris: “Perseguitato perchรฉ ha fatto il suo dovere”

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La vicenda di Julian Assange approda alla Camera dei Deputati | Rec News dir. Zaira Bartucca

“Le persone non comprendono cosa significhi realmente la vicenda di Julian, la cui principale colpa รจ stata quella di fare luce su cosa accadeva realmente in Afghanistan e svelare la veritร  su crimini e corruzione da parte di esponenti dellโ€™establishment degli Stati Uniti. Eโ€™ una vicenda che riguarda la libertร , non solo negli USA ma anche in Europa”. Cosรฌย Stella Morris Assange, moglie di Julian, ha iniziato il suo intervento allโ€™iniziativa ย โ€œIl caso Assange e il diritto alla veritร โ€ che si รจ svolto ieri presso la Camera dei Deputati.

Oltre ai promotori, presente anche il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli. โ€œAssange – รจ quanto ha ricordato – non รจ nรฉ una spia, come molti erroneamente hanno detto, nรฉ uno che ha comprato o trafugato documenti riservati mettendo a rischio, come sostengono gli americani, la vita di molte persone. Tutto questo รจ falso โ€“ ha spiegato Bartoli โ€“ perchรฉ Assange รจ solo un editore che ha divulgato dei documenti che era nellโ€™interesse di tutti conoscere e che nel farlo ha messo al riparo tutte le persone coinvolte”.

Con l’ingiusta detenzione del fondatore di Wikileaks, ha proseguito il presidente dell’Odg, “si sta mettendo in discussione anche lo stesso Primo emendamento della Costituzione americana che difende la libertร  di parola e di pensiero e questo รจ giร  di per sรฉ paradossale. E lโ€™ulteriore anomalia รจ che tutto questo avvenga negli Usa che รจ il Paese definito delle libertร ”. Nel corso dell’intervento, il ringraziamento ai media – pochi – che “hanno accettato la sfida di non tacere. E’ una vera battaglia perchรฉ la democrazia non puรฒ nรฉ deve aver paura della Veritร . Continueremo a chiedere che Assange venga liberato in nome della libertร  di parola e di espressione e perchรฉ si tratta di una persona, unย giornalista e un editore rinchiuso ingiustamente in un carcere di massima sicurezza senza processo”.

La moglie di Julian Assange, Stella Morris

Stella Moris, consorte di Assange: “Punito perchรฉ ha fatto bene il suo lavoro”

“Quello in cui un uomo che si รจ battuto per difendere le regole e i principi รจ in prigione, รจ un mondo alla rovescia”. Lo dice con rammarico la moglie di Julian Assange,ย Stella Morris,ย che nel corso del convegno che si รจ svolto a Montecitorio ha puntato il dito contro chi tiene recluso il marito infrangendo i diritti umani e contro chi ha tentato di far calare una cappa di silenzio sul suo caso. “Cโ€™รจ stato un abuso del processo legale per fare di lui un caso e mandare un segnale a chi vorrebbe fare le stesse cose: ossia denunciare i crimini di guerra piรน terribili e lโ€™impunitร  di chi li ha commessi”.

“Julian – ha proseguito Stella Morris Assange – ha pubblicato solo la veritร  sui crimini commessi dagli Stati e sugli insabbiamenti che ne sono seguiti. Ora รจ un uomo tenuto in un carcere di massima sicurezza insieme ai peggiori criminali. Quelli che vogliono Julian in carcere non credono nella democrazia nรฉ nei diritti umani. Il dovere dellโ€™Europa รจ mobilitarsi in sua difesa perchรฉ questo ha ripercussioni su ognuno di voi”.

โ€œTutti sono dโ€™accordo – ha detto ancora la moglie di Assange – nel ritenere che Julian viene accusato solo di aver fatto il giornalista. Il Regno Unito sta dicendo che i giornalisti devono tenere segreti i crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti, ma Julian aveva il dovere come giornalista e lโ€™obbligo come persona di rendere tutto di pubblico dominio. Il caso di Julian รจ di cosรฌ alto profilo che crea una nuova realtร , una realtร  in cui si possono perseguitare le persone solo perchรฉ fanno il loro dovere”.

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โ€œNo a nuove leggi per limitare il diritto dei cittadini ad essere informatiโ€

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โ€œNo a nuove leggi per limitare il diritto dei cittadini ad essere informatiโ€ | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Consiglio nazionale dellโ€™Ordine dei giornalisti, riunito nella seduta del 25 gennaio 2023, ha espressoย preoccupazioneย per lโ€™intenzione di varare una norma che avrebbe lโ€™effetto diย limitareย fortemente la libertร  di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati su indagini penali di rilievo e interesse pubblico.

Lโ€™annunciataย โ€œstrettaโ€ sulle intercettazioni, con la previsione di pesanti sanzioni per i giornalisti – fanno sapere dall’organismo – รจ in contrasto con la giurisprudenza consolidata della Corte europea dei diritti dellโ€™uomo, che sancisce il diritto/dovere dei giornalisti di fornire alla collettivitร  le notizie di interesse pubblico, soprattutto quando riguardano politici e amministratori, “anche pubblicando le intercettazioni e perfino utilizzando informazioni coperte da segreto”, dicono dall’Odg. E si pone inย contraddizioneย con lโ€™European Media Freedom Actย che lโ€™Unione Europeaย si appresta a varare per salvaguardare il lavoro dei giornalisti e la libertร  di stampa, ritenuti di importanza essenziale per laย democrazia.

Il Consiglio nazionale dellโ€™Ordine dei giornalisti ha invitato a non dare corso ad una riforma che “avrebbe lโ€™effetto di privare i cittadini di unโ€™informazione essenziale al fine di formare unโ€™opinione pubblica consapevole e di limitare fortemente la libertร  dโ€™informazione, giร  compressa dopo lโ€™entrata in vigore del decreto 188/2021”.

“I giornalisti sono da sempre sensibili di fronte al tema delย rispetto della dignitร  della persona,ย che include ilย diritto alla presunzione dโ€™innocenza e il diritto allโ€™oblio:ย lโ€™Ordine dei giornalisti deve essere messo nelle condizioni di poter intervenire con tempestivitร  per sanzionare le eventuali violazioni. Si chiede pertanto a Governo e Parlamento di impegnarsi per riformare, dopo 60 anni, la legge professionale dei giornalisti per renderla adeguata alleย epocali trasformazioni del mondo dellโ€™informazioneย introdotte dalle piรน moderne tecnologie in continua evoluzione digitale e multimediale”, concludono dall’Odg.

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Il collettivo di giornalisti per la liberazione di Assange compie tre anni

Nel 2019, il trasporto coatto di Assange dall’Ambasciata dell’Ecuador ha fatto mobilitare tutta la societร  civile, di tutti i Paesi del Mondo. Ad arrivare troppo tardi sono stati, come sempre, i media mainstream, che anzichรฉ denunciare subito la violazione dei diritti umani hanno tentato di costruire un’immagine distorta e inesistente del giornalista. Ma a fianco di queste azioni che si caratterizzano da sole, iniziava a prendere forma un’esperienza virtuosa: quella di un collettivo di giornalisti che si รจ battuto e si batte per la liberazione incondizionata di un collega che ha apportato un contributo risolutivo al mondo dell’informazione

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Ad Assange il Premio per i paladini della libera informazione | Rec News dir. Zaira Bartucca

Julian Assange, giornalista pluripremiato e fondatore di Wikileaks, รจ detenuto in un carcere britannico da quasi quattro anni. La sua colpa รจ di aver fatto conoscere al mondo la veritร  su numerosi crimini di guerra e sul malaffare che gira intorno a certe organizzazioni, a certa politica e a certi partiti. Per Assange, che ha svelato i punti deboli dei clintoniani e dei democratici americani, oggi non esiste nessuna grazia che provenga dal presidente americano, sebbene alcuni per la sua liberazione facessero affidamento – errando – nel ricambio alla Casa Bianca. Il problema non era – evidentemente – Trump, perchรฉ negli Stati Uniti di Biden si graziano tacchini ma non uomini che con il loro lavoro hanno tentato di aiutare la collettivitร  a liberarsi dalle catene che la tengono imbrigliata.

Nel 2019 il trasporto coatto di Assange dall’Ambasciata dell’Ecuador ha fatto mobilitare tutta la societร  civile, di tutti i Paesi del Mondo. Ad arrivare troppo tardi sono stati, come sempre, i media mainstream, che anzichรฉ denunciare subito la violazione dei diritti umani in corso hanno tentato di costruire un’immagine distorta e inesistente del giornalista. Ma a fianco di queste azioni che si caratterizzano da sole, iniziava a prendere forma un’esperienza virtuosa: quella di un collettivo di giornalisti che si รจ battuto e si batte per la liberazione incondizionata di un collega che ha apportato un contributo risolutivo al mondo dell’informazione. Quel collettivo si chiama “Speak Up for Assange”, e quest’anno compie tre anni.

In un triennio questa realtร  รจ riuscita a mettere insieme oltre duemila giornalisti provenienti da tutto il mondo (tra loro, anche la fondatrice di Rec News) e da tantissime redazioni che chiedono la liberazione di Julian Assange e la fine di ogni violazione dei suoi diritti inalienabili. Questo il comunicato che รจ stato diffuso in occasione dell’anniversario del collettivo.

Cari amici e colleghi, esattamente tre anni fa, dopo la preoccupazione che i giornalisti non prestassero abbastanza attenzione al caso di Julian Assange, รจ nata l’iniziativa #Journalistspeakupforassange. Da piccoli inizi, รจ cresciuto fino a oltre 2.100 nomi in tre anni.

Dopo aver lanciato la dichiarazione dei giornalisti internazionali nel 2019, รจ stato trasformato in un video di successo su YouTube e Twitter l’anno successivo. Da allora, mentre aggiornavamo i firmatari con notizie e risorse sul caso legale in corso, abbiamo organizzato annunci sui giornali che pubblicizzavano il nostro disaccordo collettivo all’accusa, oltre a inviare una lettera di opposizione insieme a una copia della nostra lista dei firmatari all’ex ministro degli interni del Regno Unito Priti Patel prima della sua decisione sull’estradizione.

Riteniamo che collettivamente abbiamo contribuito a spostare l’ago della bilancia nel rendere accettabile che altri giornalisti esprimessero pubblicamente la loro difesa di Assange. Anche se puรฒ avere i suoi difetti, la lettera congiunta della scorsa settimana di alcune testate รจ stata un’ammissione attesa da tempo. E ‘ un passo nella giusta direzione.

Inoltre, c’รจ stato l’importante sviluppo che Assange e il suo team hanno presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nel frattempo, anche se una data deve ancora essere confermata, l’appello di Assange nel Regno Unito dovrebbe iniziare all’inizio del nuovo anno. Incoraggiamo sempre a continuare a indagare, scrutare e porre l’attenzione pubblica sul caso Assange.

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“Colpiti i giornalisti che rivelano veritร  scomode. Non permettere piรน ai diffamatori di restare anonimi”

Il presidente dell’Odg Carlo Bartoli: “Garantire la chiara riconoscibilitร  degli account dei social media, cosรฌ da permettere l’assunzione delle proprie responsabilitร ”

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"Colpiti giornalisti che rivelano veritร  scomode. Non permettere piรน ai diffamatori di restare anonimi" | Rec News dir. Zaira Bartucca
Carlo Bartoli, presidente dell'Ordine dei Giornalisti da dicembre 2021

In rete รจ tutto un fiorire (sfiorire, per meglio dire) di odiatori rigorosamente anonimi. Affollano i social nascondendosi dietro molteplici account per bacchettare chi ha opinioni e visioni politiche diverse dalle loro o, semplicemente, chi ha il brutto vizio di farsi delle domande. A volte si tratta di “schegge impazzite”, ma piรน spesso dietro l’anonimato di profili social e siti si nascondono veri e propri spin-doctor che sono parte di strutture manovrate da partiti e gruppi di pressione, che fanno affidamento sull’impunitร  che spesso gli viene garantita. La diffamazione e l’anonimato, insomma, messi insieme sono tutt’altro che casuali.

Una vera e propria deriva che sta causando problemi anche a giornalisti e comunicatori, che con il passaggio dalla carta al web sono sempre piรน a contatto con tematiche come il danno di immagine sul web, la diffamazione online e il risarcimento del danno professionale. Non solo: i diffusori di fake news e di allarmismi e gli autori di notizie manipolate e di contenuti di odio, tentano di inquinare anche l’informazione indipendente virtuosa, quella cioรจ orientata allo studio dei documenti e alla verifica delle fonti e della notizia. Si tratta di problemi annosi, รจ vero, ma nuovo รจ l’approccio al problema che sta avendo l’Ordine dei Giornalisti, da fine 2021 guidato da Carlo Bartoli.

Il nuovo presidente da mesi promette una riforma del settore dell’Editoria e dei criteri di accesso, ha avviato progetti di collaborazione con le Forze dell’Ordine ed รจ deciso a mettere un freno alla diffamazione come “carburante” delle grandi piattaforme. Solo il tempo potrร  dire se si tratta di proclami o se, finalmente, il settore dell’informazione potrร  portare a casa un miglioramento richiesto da piรน parti.

โ€œIl contrasto alle fake news e alla disinformazione – ha detto Bartoli nel corso di un convegno che si รจ tenuto a Firenze – si ottiene garantendo trasparenza sullโ€™identitร  dei profili e sulla corretta gestione dei meccanismi di diffusione delle notizie. Lโ€™odio, la diffamazione e la discriminazione sono il super carburante del traffico web e i social non devono prestarsi a questo gioco. Contenuti di disinformazione ce ne saranno sempre. Il problema centrale รจ impedire la loro moltiplicazione e diffusione. Se questo รจ uno dei motori del profitto delle grandi piattaforme internazionali, ce ne dispiaceโ€.

“Colpiti anche i giornalisti, soprattutto quando portano alla luce veritร  scomode”

“La moltiplicazione dellโ€™hate speech รจ in parte – ha detto ancora Bartoli nel corso del convegno su libertร  dโ€™espressione, comunicazione digitale e  social media – un
risultato perseguito dalle grandi piattaforme e in parte un effetto collaterale. Del
resto รจ ben noto, oltre che esperienza quotidiana di tutti noi, il fatto che social e
motori di ricerca determinino la creazione di vere e proprie โ€œbolleโ€ al cui interno ci si
alimenta solo di ciรฒ che lโ€™algoritmo propone
, in base ad una profilazione, come giร 
detto, sempre piรน invasiva. Bolle che rappresentano il brodo di coltura di
comportamenti aggressivi e linguaggi di odio, facile sfogatoio di tensioni sociali e
individuali”.

“Le ondate di odio in rete, soprattutto attraverso i social, non sempre sono il frutto
casuale di risposte emotive di massa”
, ha puntualizzato ancora Bartoli. “Al contrario, molto spesso vengono โ€œspinteโ€ da agitatori del web, troll e simili, che con grande abilitร  hanno la capacitร  di influenzare e sollecitare gli istinti piรน bassi, indirizzandoli contro bersagli predefiniti o contro categorie di soggetti deboli e piรน vulnerabili. Immigrati, persone di colore, donne, disabili, ebrei; sono gli obiettivi preferiti dagli agitatori. Poi ci sono quelli che danno fastidio per la loro attivitร : tra cui anche i giornalisti, soprattutto quando portano alla luce veritร  scomode“.

“La garanzia dellโ€™anonimato nel web non aiuta certo il contrasto del linguaggio dโ€™odio. Inoltre lโ€™anonimato viene spesso considerato come una sorta di โ€œattenuanteโ€ in fase di giudizio nelle cause per diffamazione, e questo non รจ certo un fattore di deterrenza. Sarebbe piuttosto necessario garantire la chiara riconoscibilitร  degli account social media. Lโ€™assunzione delle proprie responsabilitร  cosรฌ sarebbe garantita anche nelle attivitร  digitali che sono ormai la principale dimensione nella quale si svolge la nostra vita, si assicurano i nostri redditi, si garantisce la nostra reputazione”.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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