
Riace, al “braccio” di Lucano l’ordine di demolire sedici fabbricati abusivi
Fernando Antonio Capone – arrestato nel 1994 nell’ambito dell’operazione Stilaro condotta da Nicola Gratteri – aveva “colonizzato” per conto suo e degli altri componenti del sistema Riace località Fontana Susu, occupandone quasi 300 metri quadrati. Ora dovrà far radere al suolo tutto. Il documento
“Io sono la mente e lui è il braccio”. Fernando Antonio Capone parlava così di Lucano per spiegare all’amante il legame di opportunità che da sempre intercorre con il dominus di Riace. E’ a lui che l’ex sindaco nel 2014 “regala” la presidenza di Città futura che in realtà è di sua esclusiva competenza, come testimoniano le intercettazioni e come da recente deposizione del militare delle Fiamme gialle Nicola Sportelli. “Lucano – è quanto ha affermato il colonnello nel corso di una delle ultime udienze del processo – aveva sempre l’ultima parola. Era lui ad avere potere di controllo economico e finanziario”. Era successo per la vendita da parte dell’Unicef di Palazzo Pinnarò e succedeva regolarmente per l’ordinaria amministrazione e per quella straordinaria, che Lucano dirigeva proprio dalla sede di Città futura, impartendo ordini alla segretaria Cosimina Ierinò.
Le azioni in vece di Lucano, ma con dei benefici acquisiti
Certo che Capone diversi benefici dalla situazione li aveva acquisiti. Dalla possibilità di avere libero accesso e anzi di amministrare i conti correnti che facevano capo a Città futura (quelli che hanno contribuito alla distrazione di fondi milionaria) al frantoio acquistato dal marito della scrittrice e attivista in quota Fatto Quotidiano Chiara Sasso “per stare tranquilli”, aveva ammesso lo stesso Lucano. Con chi fa parte del gruppo di cantori delle inesistenti gesta dell’ex sindaco, infatti, non sarebbero sorti problemi. Questi invece sono ben presto arrivati dallo stesso Capone, risoluto a tenere per sé il macchinario costato 320mila euro, come confessato alla moglie nel corso di una conversazione intercettata. Protagonista delle anomalie rilevate dalla Guardia di Finanza, la macchina per la lavorazione delle olive sta per entrare a regime assieme alle botteghe e ai laboratori in passato sempre chiusi, fatte salve le aperture fulminee ordinate da Lucano per le visite istituzionali, quando i collaboratori erano chiamati a “fare finta” di “impastare qualcosa”.
Ricordando gli appalti di mafia. Ma tanto col nuovo governo la musica è cambiata. In peggio
Ma tant’è. Il “vento” per Lucano e gli altri è cambiato con il nuovo governo, prova ne sia la fine dell’allontanamento da Riace. E ora la mollaggine o l’asservimento – che dir si voglia – di inquirenti, Forze dell’Ordine e altri, sta permettendo al sodalizio di riappropriarsi di tutto il maltolto, tassello dopo tassello. Come se, in fondo, il processo in cui Lucano e gli altri sono imputati (non indagati) non stesse mai avendo luogo. In controtendenza – tuttavia – è arrivata oggi l’ordinanza del Comune di Riace, firmata dal responsabile dell’Area tecnica Domenico Pazzano. Il documento intima a Ferando Antonio Capone (arrestato nel 1994 nell’ambito dell’operazione Stilaro guidata da Nicola Gratteri e incentrata sugli appalti di mafia) di “demolire quanto abusivamente realizzato” in località Fontana Susu, e di “ripristinare lo stato dei luoghi entro il termine di 90 giorni”.
L’agglomerato totalmente abusivo
Ma cosa hanno fatto realizzare i componenti del sistema Riace? Quasi 300 metri quadrati di fabbricati. Sedici lotti issati tutti “in assenza delle dovute autorizzazioni edilizie” ma, almeno, la fantasia non è mancata. Un manufatto con la struttura in cemento armato, tre in legno, dodici in blocchi di tufo. Servivano a inscenare la pantomima della “fattoria didattica” e i viaggi fantasma degli asinelli, che secondo la macchina mediatica “ufficiale” aiutavano a realizzare una raccolta dei rifiuti virtuosa che, nei fatti, prevedeva uno sperpero di denaro a fronte di servizi mai erogati. Forse gli imputati sui sedici lotti in realtà un pensierino lo avevano fatto: come Capone col frantoio, o come succede a Camini con le abitazioni realizzate coi soldi dei migranti e messe in affitto. L’ordinanza è stata inviata per conoscenza alla Procura, a Provincia e Regione e a Carabinieri e a Vigili urbani. Adesso alle Forze dell’Ordine – chiude il documento – spetterà il compito di vigilare sull’esecuzione del provvedimento.
DOC
Abbandono scolastico, audizione presso la settima commissione del Senato

Il testo dell’audizione presso la 7° Commissione del Senato che si è tenuta il 9 maggio su contrasto a povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica
DOC
Premierato, oggi Meloni chiede le stesse cose che voleva ottenere D’Alema con la Bicamerale

Il tentativo del governo Meloni di superare l’assetto istituzionale attuale è solo l’ultimo in ordine di tempo (come spiega il professore Musacchio in un’interessante analisi pubblicata su Rec News), ma tanti ne sono stati fatti dalla cosiddetta Seconda Repubblica in poi. Farà riflettere senz’altro gli elettori di centrodestra come uno dei primi esponenti politici a volere un premierato sia stato l’ex leader della sinistra Massimo D’Alema, tesserato del PCI nel 1968 e tra i padri fondatori del Partito democratico della sinistra.

Sua l’idea – come molti ricorderanno – di instaurare nel 1997 una Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, formata da 70 parlamentari. L’obiettivo era sempre lo stesso, e cioè accentrare ancora più poteri nelle mani del presidente del Consiglio, chiamato – tra le altre cose – a nominare e revocare i ministri a suo piacimento. L’esito della Bicamerale fu tutt’altro che scontato: i democratici di sinistra di D’Alema votarono ovviamente a favore, mentre i berlusconiani – oggi incarnati da Tajani e più vicini al premierato – votarono assieme alla Lega Nord a favore del semipresidenzialismo, come testimonia un articolo dell’epoca (in basso).

“L’Unità” del 05/06/1997
I lavori della Commissione si interruppero bruscamente un anno dopo, nel 1998, perché i partiti non riuscirono a trovare una quadra e perché le manovre di palazzo risultavano incomprensibili per l’elettorato. Un copione che potrebbe ripetersi anche stavolta.
DOC
Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale
DOC
TSO a una 54enne, ci scrive il sindaco di San Giuliano Milanese

Negli scorsi giorni abbiamo pubblicato una segnalazione da San Donato Milanese da parte di una signora – Anna M. – che riferiva di “quattro TSO ingiusti” a cui sarebbe stata sottoposta la sorella. In quel contesto ci siamo appellati ai colleghi giornalisti e alle associazioni di settore che avessero voluto occuparsi del caso, registrando la totale assenza da parte degli uni e degli altri. Ci è però giunta una risposta dal sindaco di San Giuliano Milanese, che pubblichiamo per completezza di informazione.
“La funzione svolta dal sindaco in materia di TSO e ASO, si riconduce al ruolo svolto quale autorità sanitaria locale, come previsto dalle norme vigenti (Legge n.180 e Legge n.833 del 1978). Il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) e l’Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO), rappresentano atti di carattere eccezionale rispetto alla generalità dei trattamenti sanitari volontari. Infatti il superamento dell’obbligo del consenso cosciente ed informato, avviene per tutelare la salute del paziente in quanto bene ed interesse della collettività, oltre che del soggetto stesso. Per tali ragioni i suddetti trattamenti sono due strumenti cautelari che richiedono una proposta da parte di medici competenti, condizione necessaria per la predisposizione dell’ordinanza da parte del sindaco quale autorità sanitaria locale. Cordiali Saluti”.