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E’ a casa di Vincenzo Spadafora, che in queste ore il Movimento 5 Stelle tenta di tirare le somme sulla settimana concitata appena passata. Un luogo quasi simbolico visti i trascorsi del sottosegretario pentastellato che riesce a radicarsi in ogni stagione politica. Da fine anni ’90 al 2006 è vicinissimo di Alfonso Pecoraro Scanio e di Rutelli, che lo fa diventare capo-segreteria al Ministero dei beni culturali. Dal 2008 al 2011 è presidente dell’Unicef. Poco dopo, nel 2011, Fini e Schifani lo nominano garante per l’infanzia e l’adolescenza. Un preambolo necessario per focalizzarsi sulla volontà – da parte del movimento “anti-sistema” più in via teorica che pratica – di federare. Nemmeno la Lega, del resto, sarebbe rimasta immune da inciuci, soprattutto in fase di caduta del passato esecutivo, almeno stando al parere di chi vede in un accordo tra Salvini e Zingaretti il “la” per giungere alla crisi di governo.

Di Maio vuole le elezioni, ma un secondo ministero potrebbe fargli cambiare idea

Aspetti tuttora da chiarire. Intanto è manifesta la precarietà di quel Conte-bis che sembrava cosa fatta. E ad averlo fatto traballare non è stato tanto il mancato contatto da programmi e poltrone, quanto quello che ha detto di recente Di Maio, che per la prima volta e a sorpresa, si è appellato alla necessità di giungere ad elezioni, celeri per giunta. Nelle prossime ore vedrà Zingaretti e Di Maio alla ricerca di una risposta definitiva, positiva o negativa che sia. “Sporcata” l’immagine del Conte avvocato super-partes dei cittadini, si tenta comunque in tutti i modi di lasciarne in piedi la figura. Lasciare Conte dentro, del resto, equivale ad avere la garanzia di accontentare più soggetti con una sola mossa. Vicinissimo a pezzi pesanti del Vaticano e non solo, non dispiace all’Europa per i lunghi confessionali che concede ai detrattori dell’Italia, senza contare che vanti esperienze “variegate” per Stati esteri. “Ha lavorato bene per noi”, è quanto ha twittato Trump in riferimento all’ex premier che – non bisogna dimenticarlo – decise di tenere per sé la delega ai servizi.

Decisiva potrebbe essere una piattaforma con appena 70mila iscritti

Si affaccia, inoltre, l’incognita Russeau, la piattaforma che si propone di sondare l’apprezzamento degli attivisti del Movimento 5 Stelle su un possibile esecutivo giallo-rosso. Temuta dai big di partito, quelli che tutto sommato si sono sentiti meglio con il passaggio dagli zainetti alle ventiquattrore di pelle, potrebbe riservare una sorpresa potenzialmente letale non solo per il Conte-bis, ma per la volontà generale di avviare una comunione tra grillini e piddini. Oppure, aiutarla.

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ESTERI

Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna

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Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna | Rec News dir. Zaira Bartucca

E’ un brutto momento per la corona britannica. E, si direbbe, nulla è casuale. L’elezione di Carlo III ha dato il “la” – oltre che a un regno a guida maschile – alle mire di chi non vede di buon occhio la monarchia. E’ infatti con Carlo – sovrano flemmatico e poco carismatico – che si stanno di giorno in giorno moltiplicando le manifestazioni di chi chiede – a torto o a ragione – una nuova forma di governo per la Gran Bretagna.

Un modo per farle pagare l’uscita dall’Europa? O la conseguenza prevedibile della scomparsa di Elisabetta II? Non si sa ma quel che è certo è che anche a quelle latitudini i burattinai si stanno dando un gran da fare. Pianificando e diramando un comunicato clamoroso dietro l’altro, poi ripresi a ruota dai social: la malattia di Carlo, il ritorno a Corte dell’amico di Epstein Andrea e, adesso, perfino il decesso di Kate Middleton.

Quanto ci sia di vero è difficile saperlo. Quel che è certo è che l’obiettivo delle fughe di notizie – vere o presunte tali – è quello di restituire l’immagine di un regno debole, che si smantella ogni giorno di più a colpi di esternazioni tutt’altro che casuali.

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POLITICA

Europee, è bagarre sulla raccolta firme

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Europee, è bagarre sulla raccolta firme | Rec News dir. Zaira Bartucca

“Abbiamo inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedere il suo intervento istituzionale per fermare le norme liberticide contenute nella conversione in legge del decreto elettorale. Ci riferiamo all’emendamento, fatto approvare da Fratelli d’Italia, che restringe drasticamente le esenzioni dall’obbligo di raccogliere le firme per presentare nuove liste elettorali”. E’ quanto ha dichiarato Gianni Alemanno, Segretario nazionale del Movimento Indipendenza.

“Questo emendamento è chiaramente anticostituzionale perché modifica le regole del gioco a partita aperta, quando mancano solo 45 giorni (dei sei mesi previsti) al termine della raccolta delle firme per il deposito delle liste elettorale. In questo modo non solo si privano le nuove liste delle esenzioni previste da una consolidata legislazione, ma gli si impedisce di organizzarsi per raccogliere l’abnorme numero di firme necessarie per presentarsi alle elezioni europee se non si è già presenti nei parlamenti nazionale o europeo”.

“Questo numero di firme, invero – ha proseguito Alemanno – è stato dimezzato da 150.000 a 75.000 da un altro emendamento approvato successivamente, ma sempre troppo tardi per permettere alle nuove formazioni politiche di organizzarsi per la sottoscrizione”. Non a caso una recente Raccomandazione europea (n. 2829/2023 del 20/12/2023) sancisce che gli “elementi fondamentali della legge elettorale non dovrebbero poter essere modificati
a meno di un anno dalle elezioni” sia per garantire il rispetto delle regole democratiche che
per contrastare il fenomeno dell’astensionismo
“.

“L’emendamento inserito nel decreto elettorale è un vero e proprio attacco alla democrazia
che cerca di impedire l’accesso al gioco elettorale di nuove formazioni politiche, proprio in
un momento in cui il tasso di astensionismo in Italia ha raggiunto punte elevatissime e
preoccupanti. Per questo ci sono tutti gli estremi per un intervento correttivo del Capo dello
Stato, che è l’unica istituzione titolata ad un intervento preventivo per evitare di promulgare
norme di legge chiaramente contrarie al Dettato costituzionale”
, le parole di Alemanno.

La lettera al Presidente della Repubblica è stata inviata ieri con le firme di
Gianni Alemanno, del coordinatore calabrese di Indipendenza Franco Bevilacqua, del presidente del movimento Massimo Arlechino, di Michele Geraci e degli ex parlamentari Marcello Taglialatela, Fabio Granata, Michele Rallo e di Maria Grazia Martinelli.

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POLITICA

Truppe europee a Kiev, Tajani chiarisce la posizione dell’Italia

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Truppe europee a Kiev, Tajani chiarisce la posizione dell'Italia
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Dopo le recenti uscite imprudenti di Emmanuel Macron – che ha parlato di una possibile invio di truppe francesi a Kiev – il capo della Farnesina Antonio Tajani ha voluto chiarire la posizione dell’Italia sul conflitto russo-ucraino. Lo ha fatto con un’intervista al Corsera pubblicata oggi. “Non siamo in guerra con la Russia, non lo siamo mai stati – le parole di Tajani – non ci sarà alcun intervento diretto dei nostri militari in quel conflitto, con carrarmati, aerei o uomini. Non se ne è mai parlato in ambito Nato e non capiamo perché oggi si debba evocare uno scenario del genere, che avrebbe conseguenze pericolosissime”.

Il ministro agli Affari esteri si è poi appellato alla necessità di “ottenere la pace, non allargare la guerra, e in più ha etichettato come impossibile un intervento diretto delle forze europee nel conflitto russo-ucraino. “Nella stessa Nato – ha spiegato ancora il ministro – è stato deciso che l’Ucraina potrà entrare a farne parte solo dopo la fine del conflitto, perché se l’ingresso fosse immediato saremmo costretti a intervenire”. Un qualcosa che nessuno vuole, nemmeno nel quartier generale del Patto Atlantico. “Nessuno – ha scandito Tajani – in ambito Nato ha mai parlato di intervento diretto, sappiamo bene quali conseguenze potrebbe avere un conflitto che rischierebbe di sfociare in nucleare”.

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POLITICA

Convegno
“Diciamo la verità” sull’inceneritore, il Comune di Roma nega gli spazi

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Evento "Diciamo la verità" sull'inceneritore, il Comune di Roma nega gli spazi | Rec News dir. Zaira Bartucca

A poche ore dal convegno organizzato da tempo in Campidoglio per fare il punto sul termovalorizzatore, al quale avrebbe partecipato anche Legambiente, le associazioni della Rete Tutela Roma Sud sono state contattate per un diniego all’utilizzo della sala del Carroccio in Campidoglio, regolarmente prenotata e concessa dagli uffici del Comune. Nonostante l’organizzazione abbia richiesto e proposto alternative, nulla è stato concesso. Ora la Rete Tutela Roma Sud chiede al Sindaco Roberto Gualtieri di confermare la disponibilità della Sala e partecipare al confronto e a un dibattito pubblico richiesto a più riprese.

“Sosteniamo con forza la richiesta della Rete Tutela Roma Sud al Sindaco, perché confermi la disponibilità del Campidoglio ad ospitare questo importante momento – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – perché il dibattito e il confronto pubblico sono il cuore pulsante della partecipazione collettiva ma anche ossigeno del quale le amministrazioni si devono alimentare e non devono aver paura”.

“Abbiamo sempre sostenuto – ha proseguito Scacchi – l’inutilità e l’errore clamoroso della scelta della costruzione di un inceneritore a Roma, non solo a Santa Palomba ma in qualunque territorio fosse stato individuato, perché è tecnologia climalterante, vecchia, non finanziata dall’Unione Europea che la tasserà con le quote di emissioni di CO2, perché non elimina in alcun modo il ricorso alla discarica, perché è un investimento che bloccherebbe le politiche green per i prossimi trent’anni e oltre, e non creerebbe lavoro come farebbe l’impiantistica dell’economia circolare, come abbiamo raccontato già due anni fa insieme alla CGIL, attraverso il documento Capitale Circolare”.

“Dello stesso documento avremmo voluto esporre i dati nell’appuntamento di questo pomeriggio e se non sarà possibile farlo dentro il Campidoglio lo faremo dove avremo la possibilità, perché siamo convinti che con buone politiche di riduzione, aumentando al meglio della differenziata, costruzione di impianti di biodigestione anaerobica per l’organico in grado di lavorare più di 600 mila tonnellate annue di umido, raddoppio il numero di isole ecologiche, generazione di cinque nuove filiere sul recupero di tessile, RAEE, PAP, terre di spazzamento e plastiche miste, intercettando bene gli scarti da edilizia, non sia necessario nessun nuovo impianto di termovalorizzazione”.

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