
Sette motivi per cui Maduro può (e deve) governare
Come si elegge (e destituisce) il presidente in Venezuela? Guaidò ha giurato come “incaricato” mentre il mandato di Maduro era in corso. Ma cosa dice la Costituzione bolivariana in merito a un passaggio del genere?
Articolo scritto il 5/02/19 e aggiornato il 18/07/19
Per chi si immagina una Costituzione all’acqua di rose bisogna chiarire una cosa: la Carta del Venezuela (del dicembre del 1999) è, al pari di quella italiana, di stampo liberale. Alla stregua di tutte Costituzioni moderne, fa propri i diritti umani e civili. In questi giorni quanto in essa contenuto torna, in tempi di Guaidò-pensiero, di nuovo attuale. Viene, cioè, da domandarsi se ci sia del legittimo nell’azione dell’auto-proclamato “governo” del giovane oppositore di Maduro o se, invece, quest’ultimo sia nel pieno possesso del proprio mandato.
Guaidò si è appellato all’articolo 233 della Costituzione, ma nessuna casistica riconduce al mandato di Maduro
La Costituzione venezuelana parla del Presidente, dell’eventuale sua destituzione, dell’elezione e delle attribuzioni a partire dal Capo II, dove è normato il Potere esecutivo nazionale. Gli articoli che trattano la materia in questione sono quelli che vanno dal 225 al 237. Guaidò si sarebbe in pratica appellato all’articolo 233, che recita quanto segue:
“Sono difetti assoluti del Presidente o della Presidentessa della Repubblica: le sue dimissioni o il suo licenziamento con sentenza della Corte Suprema di Giustizia, l’invalidità fisica o mentale permanente certificata da una commissione medica designata dalla Corte Suprema di Giustizia e con l’approvazione Dell’Assemblea Nazionale, l’abbandono dell’ufficio dichiarato come tale Dall’Assemblea nazionale, così come la revoca popolare del suo mandato. Quando vi è una mancanza assoluta del presidente eletto o della presidentessa eletta di assumere la carica, si procederà ad una nuova elezione universale, diretta e segreta entro i trenta giorni consecutivi successivi. Se il nuovo presidente o la nuova presidentessa viene eletto e assunto mentre è in carica il Presidente, è responsabile della Presidenza della Repubblica il Presidente dell’Assemblea nazionale. Se l’assenza assoluta del Presidente della Repubblica si verifica durante i primi quattro anni del periodo costituzionale, si terrà una nuova elezione universale, diretta e segreta nei successivi trenta giorni consecutivi. Mentre si sceglie il nuovo presidente o la nuova presidente, è responsabili della Presidenza della Repubblica il vicepresidente esecutivo. Nei casi di cui sopra, il nuovo presidente o presidentessa completeranno la legislatura costituzionale corrispondente. Se la mancanza assoluta si verifica durante gli ultimi due anni del periodo costituzionale, il vicepresidente esecutivo o la vicepresidentessa esecutiva assumeranno la Presidenza della Repubblica fino alla fine di quel periodo.
Scarica il Testo Originale e completo della Costituzione del Venezuela
Entrando nel merito, l’auto-proclamato “governo” Guaidò, pur appellandosi all’articolo 233 non ne contempla nessuna delle casistiche e in particolare:
1) Non hanno avuto luogo le dimissioni di Maduro, che anzi si appella al suo diritto di poter concludere in maniera naturale il mandato.
2) Non è stata riscontrata da alcuna Commissione l’incapacità fisica o mentale di Maduro di portare a compimento il proprio mandato.
3) Non è avvenuta una destituzione ufficiale con sentenza della Corte Suprema di Giustizia.
4) Maduro non ha abbandonato l’Ufficio.
5) Non sussistono “mancanze assolute” da parte del Presidente in carica e, pur riscontrandole, bisognerebbe procedere non ad una nomina ad interim, ma ad elezione diretta entro 30 giorni.
6) Solo nel caso in cui subentri un nuovo presidente in corso mandato, sarà responsabile in prima istanza il presidente dell’Assemblea nazionale, incarico attualmente ricoperto da Guaidò. Se non fosse che il nuovo presidente…coincide con lui.
7) Non c’è stata “assenza assoluta” da parte di Maduro.
Maduro: “Perché l’Ue sostiene che il Venezuela deve ripetere le elezioni se queste sono state democratiche?”
Di fronte a evidenze del genere sembrano contare poco, insomma, i rilievi dell’Unione europea e gli appelli di Mattarella e Mogherini. Quest’ultima ha, tra l’altro, fatto sapere che “l’Ue vuole nuove elezioni in Venezuela che siano conformi ai dettami costituzionali”. All’Europa ha risposto lo stesso Maduro nel corso di un’intervista rilasciata a Jordi Évole: “La politica internazionale – ha detto – non può basarsi su ultimatum. Perché l’Ue deve intromettersi nelle politiche del Paese? Perché l’Ue deve dire a un Paese che ha già fatto le elezioni presidenziali secondo Costituzione, leggi e istituzioni, che deve ripeterle? Perché non hanno vinto i loro alleati. Il Venezuela ha regole, Costituzione e un sistema elettorale”, ha concluso.
OPINIONI
Quello di Mollicone in realtà è un assist ai sostenitori dell’utero in affitto. Se non peggio
La frase del presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo

“L’utero in affitto è un reato più grave della pedofilia”. Lo ha detto questa mattina il presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI Federico Mollicone, ospite di Omnibus di La7. La frase ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo. Per quanto infatti Mollicone si sia affrettato a chiarire che lo sfruttamento di minori indifesi sia “un reato gravissimo”, rimane il mistero dell’utilità del paragone utilizzato.
Si può scomodare un reato che continua a mietere un sacco di vittime – con la compiacenza di tutti i governi che si succedono, compreso quello di Giorgia Meloni – e, in qualche modo, sdoganarlo e quasi scusarlo nell’ottica che ci sia qualcosa di “più grave”? Non sarebbe invece il caso che Fratelli d’Italia, oltre alla lecita battaglia sull’utero in affitto, cominciasse a dissociarsi da uscite assolutamente fuori luogo come quella di Mollicone e Nordio e iniziasse a rispondere a quella parte (tanta) dell’elettorato che anziché dichiarazioni ambigue chiede la punizione immediata di tutti i colpevoli di reati ai danni di bambini e minorenni? Perché fare una cosa non esclude l’altra, e bisognerebbe informare il presidente della Commissione Cultura che non ci sono reati migliori di altri.
Che poi dire una frase come quella pronunciata da Mollicone è come fare un clamoroso autogol, o meglio come dare un assist – cosa che in effetti ha fatto – ai sostenitori della pratica dell’utero in affitto. Messa così, l’ascoltatore medio chiamato a decidere quale reato sia più grave, è quasi tentato a provare più simpatia per la maternità surrogata se dall’altro lato della bilancia ci sono le violenze a danno di malcapitati minori. Insomma secondo gli ideatori di dichiarazioni di questo tipo – ovviamente riprese da tutta la stampa mainstream – il risultato in un modo o nell’altro è sempre garantito, se con risultato si intende il tentativo di normalizzare delle pratiche abominevoli e disumane, oltre che illegali.
POLITICA
Edilizia scolastica, stanziati 936 milioni per 399 istituti. Gli interventi regione per regione

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato l’elenco di 399 interventi di edilizia scolastica indicati dalle Regioni a seguito dello stanziamento di risorse aggiuntive avvenuto con decreto del Ministro del 7 dicembre 2022 e finanziati con circa 936 mln di risorse nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, immediatamente attuativi.
Gli interventi sono dedicati a messa in sicurezza degli istituti, alla riqualificazione, all’adeguamento sismico e antincendio, all’eliminazione delle barriere architettoniche e sono stati individuati nei Piani presentati dalle Regioni entro lo scorso 17 febbraio. I Comuni e le Province possono avviare subito la definizione delle progettazioni e le procedure per l’appalto dei lavori. Con successivo decreto verranno autorizzati alcuni ulteriori interventi, utilizzando i residui della programmazione (scorri in basso per vedere la tabella con gli interventi, regione per regione).


ESTERI
Cooperazione russo-cinese, annunciata la firma di documenti bilaterali

Il 20 marzo 2023 il presidente cinese Xi Jinping si recherà in visita di Stato in Russia. Durante i colloqui verranno discusse questioni inerenti lo sviluppo del partenariato globale e della cooperazione strategica tra Russia e Cina. In agenda anche la cooperazione russo-cinese sulla scena internazionale. Da parte del Cremlino l’annuncio della firma di “importanti documenti bilaterali”.
POLITICA
Un’altra incongruenza della Riforma Cartabia

Si tratta di una materia tecnica e articolata, ma ha un effetto diretto su centinaia di migliaia di famiglie italiane, quelle cioè che hanno un’esecuzione immobiliare in corso. Una casa in asta, insomma. Solo nel 2022 sono state pubblicate sul Portale di Vendite Pubbliche oltre 191.000 aste, da sommare alle centinaia di migliaia di lotti pubblicati negli anni precedenti e non assorbiti dal mercato. E con il D. Lgs n. 149/2022, attuativo della Riforma Cartabia, cambiano molte cose. Il 30 giugno entrerà in vigore, tra l’altro, una novità che ha un impatto diretto sulle esecuzioni immobiliari. Peccato che ci sia un’incongruenza che potrebbe rendere del tutto nulla la novità. Lo spiega Lucjiana Lozancic, amministratore delegato di Case Italia e Rendimento Etico, società di servizi immobiliari specializzati nella risoluzione del debito.
“Con la riforma Cartabia, il legislatore introduce la “vendita diretta” dei beni esecutati in alternativa alla vendita all’asta “ordinaria”. In parole semplici, chi si è visto pignorare la casa avrà la possibilità di venderla ad acquirenti privati. Lo scopo è coinvolgere l’esecutato nella vendita del bene pignorato. Perché dovrebbe farlo? Semplice: per evitare che, in caso di asta deserta, la casa sia rimessa in vendita a un prezzo inferiore”. Infatti, spiega l’esperta, “la vendita in asta di una casa spesso non risolve i problemi di debito dei proprietari”. I meccanismi delle aste portano spesso alla svalutazione dell’immobile, con il risultato che nella maggior parte di casi la vendita non soddisfa i diritti dei creditori.
“Riteniamo che la vendita diretta potrebbe rappresentare un’alternativa interessante per la persona con la casa in asta. Inoltre, la riforma vorrebbe tutelare i creditori dalla svalutazione del bene. Peccato che la vendita diretta al momento risulti “monca”. Infatti, chiunque voglia presentarsi a un’asta, sa che vi è la possibilità di offrire fino al 25% in meno rispetto al prezzo base d’asta, partecipando con un’offerta minima. Se l’acquirente acquista direttamente dall’esecutato, stando alle interpretazioni attuali della riforma, deve corrispondere il prezzo base. Insomma: non gli conviene”.
“E questo dettaglio – prosegue Lozancic – fa la differenza: potrebbe rappresentare un passo indietro per la risoluzione definitiva del debito. Riteniamo che per la risoluzione del debito l’attività dei professionisti in grado di trattare direttamente con i creditori, continuerà ad essere indispensabile anche dopo l’attuazione della riforma, anche perché cercare una soluzione professionale PRIMA che la casa vada all’asta è sempre preferibile e spesso anche possibile”.
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