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Si è tenuta oggi a Parigi la ventesima riunione dell’Associazione dei Senati d’Europa, nel corso di cui si è discusso in via prevalente del “Dialogo euro-africano delle Seconde Camere” e di bicameralismo. L’occasione per stringere nuovi rapporti diplomatici, ma anche quella per ribadire i dettami dell’Agenda 2063, (non c’è solo quella 2030 sulla cancellazione dei generi sessuali e sul “cambiamento climatico”) cui si rifanno gli amministratori folgorati (o illuminati) dall’idea del doppio passo tra Occidente e Africa, con la predominanza commerciale e sociale della seconda. “Gli indicatori demografici – ha detto Elisabetta Alberti Casellati che si è espressa per l’Italia – parlano chiaro: si stima che la popolazione africana passerà da 1 miliardo 200 milioni di oggi a 4 miliardi di individui a fine secolo. 

Destinati a scomparire

“Un africano su due – prosegue Casellati – ha oggi meno di 18 anni; dunque una popolazione numerosa e giovanissima. Una risorsa umana rilevantissima, che si aggiunge alla ricchezza naturale del continente africano”. Continua, insomma, la retorica che vuole che gli africani siano “risorse”, e rimane assente una riflessione ovvia: se a un quadro siffatto si contrappone la decrescita economica e demografica delle popolazioni occidentali, queste sono destinate, non solo a soccombere, ma a scomparire. Le parole successive della stessa Casellati sono chiare: “Un futuro di sviluppo, non un destino di migrazione, deve attendere una popolazione così giovane e numerosa”.  

L’Afcfta e le forzature degli Stati occidentali e delle eminenze grigie

Gli africani si preparano a essere, non solo i privilegiati, ma i colletti bianchi di domani. In un’Europa in cui gli Stati fondatori sono in estrema crisi economica, l’Africa si prepara a essere il principale stakeholder. Il processo non è solo commerciale. Non c’è solo l’Area africana di libero scambio sottoscritta dai paesi dell’Unione Africana: sono anche le forzature burocratiche e le decisioni di diverse “democrazie” a tentare di accelerare un processo che, se da un lato darà il giusto e dovuto vigore a un Continente, non guarderà alle ripercussioni negative che questo produrrà sugli Stati (soprattutto quelli limitrofi) lasciati a se stessi.

Casellati entusiasta per l’accordo che “trasformerà l’economia africana” uccidendo quella italiana. Il “killer” è la concorrenza sleale

L’accordo di libero scambio è salutato con favore dalla stessa Casellati: “Ha in sé il potenziale – ha detto – per trasformare radicalmente l’economia africana, perché rilanciando il commercio interno creerebbe la più grande area di libero scambio al mondo”. Tuttavia, come abbiamo già scritto, la misura – assieme al quadro di investimenti miliardari che si stanno riversando sul Continente – provocherà un’ovvio indebolimento di altri sistemi di commercio un tempo consolidati. Se, per esempio, l’agricoltura africana è in accelerata e si prepara ad affermarsi su praticamente tutti i mercati (con l’Afcfta si conta di estendere di oltre un miliardo la platea di acquirenti di prodotti africani), quella italiana continua a soccombere, impossibilitata com’è a stare al passo e di competere con prezzi al ribasso. Una situazione che non sembra allarmare più di tanto neppure le sfere alte della politica italiana, concentrate come sono sul panafricanismo dominante: “Ho già detto – chiosa ancora Casellati – che il futuro del mondo è in Africa: lo dimostra l’interesse verso questo continente da parte dei grandi attori mondiali, Cina in primis“. 

L’Italia, intanto, sta a zero

“Sui temi di uno sviluppo sostenibile per il continente africano – continua – l’Europa è chiamata finalmente a darsi una strategia all’altezza della sfida e serve una mobilitazione politica e finanziaria straordinaria, un nuovo Piano Marshall per l’Africa, ma anche e soprattutto un approccio culturale e politico nuovo che crei sinergie positive fra interventi pubblici e privati e crescita economica e sviluppo sociale nei paesi interessati. Sotto questo profilo, il negoziato sul bilancio pluriennale dell’Unione europea ha fatto segnare una partenza con segno positivo e mi auguro che questa tendenza verso maggiori investimenti per l’Africa sarà confermata anche dalle future istituzioni europee”. L’Italia, intanto, sta a zero. E chissà se i politici africani si preoccupano per gli italiani nello stesso modo in cui i nostri si occupano degli africani.

POLITICA

Presentata alla Farnesina la Commissione Economica Mista Italia-Cina (CEM)

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Carenze energetiche, governo al lavoro, ma per l'Africa | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato stampa

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Si è tenuta oggi presso la Sala Aldo Moro della Farnesina la conferenza stampa di presentazione della Commissione Economica Mista Italia-Cina (CEM) e del Business and Dialogue Forum bilaterale che si terrà a Verona l’11 e il 12 aprile. All’evento oltre al ministro agli Affari Esteri Antonio Tajani ha preso parte il Ministro del Commercio cinese Wang Wentao.

La Commissione Economica Mista Italia-Cina (CEM) è uno strumento di cooperazione con la Cina in materia economica e commerciale ed è inclusa tra i meccanismi di dialogo del Partenariato Strategico Globale istituito nel 2004. Dal 2019, la CEM è coordinata ed organizzata per parte italiana dalla Farnesina e si svolge a livello di Ministri.

Il Business and Dialogue Forum Italia-Cina si propone di offrire un foro di dialogo e di promozione della cooperazione economica in settori individuati come prioritari, oggetto anche dell’agenda dei lavori della CEM (agritech, e-commerce, investimenti, farmaceutico e biomedicale). Oltre al Ministro Tajani ed al Ministro Wentao sono intervenuti rappresentanti di ICE, Confindustria e delle relative controparti cinesi membri della Segreteria tecnica del Business Forum, oltre che esponenti del polo per l’internazionalizzazione (SACE, SIMEST, CDP) e una selezione di aziende italiane e cinesi.

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POLITICA

Alemanno (Indipendenza): “L’Europa va azzerata e ricostruita”

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Alemanno (Indipendenza): "L'Europa va azzerata e ricostruita" | Rec News dir. Zaira Bartucca

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“L’idea di Movimento Indipendenza è che l’Italia sia più indipendente rispetto ai vincoli dell’Unione Europea e rispetto alle guerre che facciamo grazie alla NATO e per una sudditanza nei confronti degli Stati Uniti da cui ci dobbiamo liberare. Allo stesso tempo, l’UE ci impone dei vincoli economici che ci impediscono di crescere e difendere i nostri diritti sociali e anche da questi vincoli bisogna liberarsi, questo significa indipendenza”.

A parlare è Gianni Alemanno, fondatore di Indipendenza, ospite a Radio Cusano Campus nel corso del programma ‘L’Italia s’è desta’ condotto dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e Roberta Feliziani.

“Siamo sovranisti – precisa l’ex sindaco di Roma – però siccome sovranismo è una parola che può creare confusione parliamo di indipendenza dell’Italia, un principio statuito nella Costituzione ma che purtroppo i nostri governanti hanno completamente tradito.  La globalizzazione è finita con la guerra in Ucraina e con il conflitto tra l’unipolarismo americano e i BRICS, l’alleanza fra Russia, Cina, India, Brasile, Iran, Sud Africa che, sostanzialmente, si sono uniti perché vogliono un mondo multipolare, in cui ogni popolo abbia la propria sovranità e possa esprimere il proprio orientamento. Ma non sarò eletto – precisa Alemanno – non sarò eletto perché un decreto voluto da Fratelli d’Italia, approvato anche dal Presidente della Repubblica, impedisce a noi movimenti di derogare alla raccolta di firme. Questa decisione è stata presa a un mese dal termine della raccolta delle firme, quindi in un tempo in cui non ci è consentito recuperare”.

Alemanno a tal proposito si appella alla Costituzione Italiana dicendo: “È assolutamente incostituzionale, lo abbiamo anche scritto al Presidente della Repubblica che ci ha ignorato. Detto questo, in Europa il passo fondamentale è quello di riuscire a recuperare un’autonomia rispetto a quelli che sono i parametri rigoristi di Bruxelles”. E guardando al nostro Paese, “Il problema più grave è il patto di stabilità firmato da Giorgetti che obbligherà l’Italia nei prossimi 10 anni a fare manovre correttive di 14miliardi di euro l’anno senza quindi poter crescere”.

Riguardo invece all’Unione Europea: “Continuiamo a dire che vogliamo cambiare l’Europa , peccato che la Germania e i paesi del nord non abbiano nessuna voglia di cambiare l’Europa. Questa Europa va azzerata e ricostruita da capo, perché così non si va da nessuna parte”, ha sottolineato l’esponente di Indipendenza. E continuando sui recenti conflitti internazionali, Alemanno ha poi aggiunto: “Manca percezione della realtà, continuiamo a dire che l’Ucraina può vincere contro la Russia quando in realtà tutti gli analisti militari dicono che questo è assolutamente impossibile. Continuiamo a dire che Netanyahu sta sbagliando, che nella striscia di Gaza è in atto un eccidio, ma non si fa nulla per fermare Israele. La storia ci insegna che tutti i conflitti mondiali sono nati in base alla mancanza di percezione della realtà”, ha detto ancora Alemanno.

Riguardo invece all’accordo saltato con Cateno De Luca: “Da un certo momento in poi De Luca ha voluto imporre una propria leadership molto netta su questa aggregazione, praticamente andando ad aggregare tutto il contrario di tutto, ma non si può andare alle elezioni a tutti i costi e rischiare di confondere il proprio messaggio”.

Infine Alemanno ha voluto spiegare le differenze tra la sua concezione di destra e quella di Giorgia Meloni. “Quella della Meloni è la classica destra liberista e neoconservatrice di stampo americano, mentre la mia è una destra sociale, una destra critica nei confronti dell’americanismo. Sostanzialmente c’è una critica antiamericana che ha origini dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Ma il fatto che esistano due destre così diverse, torna quello che ho detto prima, forse i vecchi schemi di destra e sinistra sono un po’ superati”, ha concluso. 

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POLITICA

L’altra versione su Ilaria Salis

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L'altra versione su Ilaria Salis

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Ilaria Salis è il nuovo mito di quella parte di sinistra che si identifica con Mimmo Lucano e Soumahoro, tanto che (al pari di altri personaggi idolatrati dall’universo progressista) si è tentato di farle ottenere l’immunità facendola candidare nelle fila del Pd – dove sennò – per le prossime europee. Ipotesi scongiurata dalla stessa Elly Schlein, che in queste ore ha rispedito al mittente le velleità politiche dell’insegnante attualmente sotto processo in Ungheria.

Salis è accusata di due aggressioni fisiche – che motiverebbero le misure di contenzione di cui è stata oggetto – e stando a quanto scrive Panorama si sarebbe già dovuta misurare con 4 condanne e 29 denunce.

Sull’argomento è intervenuto il fondatore di Indipendenza Gianni Alemanno che, intervistato da Radio Cusano ha detto: “La Salis è accusata di un’aggressione che ha quasi portato alla morte di due persone, aldilà che fossero neonazisti o meno. Il reato viene giudicato dalla giustizia ungherese che ha una sua autonomia, quindi la possibilità dell’Italia di interferire su questo procedimento è molto discutibile. Da questo punto di vista credo che prevalga inevitabilmente la sovranità ungherese”.

“Detto questo – ha proseguito Alemanno – credo che una pressione forte da parte dell’Italia nei confronti dell’Ungheria vada fatta, perché le immagini della Salis al guinzaglio e questa durezza sicuramente feriscono e colpiscono”. E più precisamente: “rispetto per la sovranità dell’Ungheria e smettiamo di demonizzare la legge ungherese, ma dal punto di vista delle relazioni diplomatiche e del rapporto che c’è di amicizia fra Giorgia Meloni e Orbán, una soluzione si dovrebbe trovare. La sovranità non deve essere estranea all’equilibrio e al buon senso”.

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POLITICA

Circolare ramadan, dopo il dissenso dei genitori la preside cambia idea

Nella nota invogliava i docenti a saltare le verifiche e tentava di obbligare gli studenti a non consumare i pasti a scuola

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Circolare ramadan, dopo il dissenso dei genitori la preside cambia idea | Rec News dir. Zaira Bartucca

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In ordine alla vicenda della circolare emanata due settimane fa dalla dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “G. Bertesi” di Soresina, avente ad oggetto “Informazioni sul Ramadan e Linee Guida per il Personale Docente”, nella giornata di ieri la stessa dirigente scolastica ha comunicato formalmente al personale della scuola il ritiro della nota in quanto “avrebbe potuto generare disagio e confusione nella comunità scolastica”. E’ quanto ha fatto sapere oggi il ministero dell’Istruzione.

Nella controversa circolare la preside invogliava i docenti della scuola a saltare le verifiche tra il 6 e il 9 aprile e tentava di obbligare tutti gli studenti – anche quelli non osservanti la religione islamica – a non consumare pasti nei locali dell’istituto nei giorni del ramadan. La presunta necessità di non partecipare alle prove nella circolare veniva motivata con il fatto che “alcuni studenti potrebbero essere affetti dalla riduzione dell’energia dovuta al digiuno“, mentre il fatto di non far consumare i pasti ai bambini a detta della docente avrebbe rappresentato “un segno di rispetto per coloro che stanno osservando il digiuno”.

E, se tanto si parla – spesso a sproposito – di scuola laica – la preside non si è fatta mancare nemmeno un tentativo di indottrinamento degli studenti alla religione islamica: “quando possibile fornire opportunità per i momenti di preghiera e riflessione, durante la giornata scolastica per coloro che desiderino parteciparvi”, scriveva nella circolare poi ritirata.

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