
Vacanze, più della metà degli italiani rimarrà in zona. Chi esce preferisce la Grecia
Gli effetti della crisi fotografati da un’indagine del Centro Studi TCI. Chi può vola in prevalenza tra le bellezze della Penisola Ellenica, in isole come Creta e le Cicladi o nella Regione del Peloponneso
(askanews)
Oltre il 90% dei connazionali andrà in vacanza la prossima estate. L’Italia sarà la destinazione preferita per le vacanze estive (59%), ma le mete estere sono in crescita. È quanto emerge da un’indagine del Centro Studi TCI sulle intenzioni di viaggio della community Touring. Le destinazioni estere preferite sono la Grecia (13%) con Creta, Isole Cicladi e Peloponneso, seguita da Francia (12%) con Corsica, Normandia e Provenza, e Spagna (10%) con Andalusia, Barcellona e Isole Baleari mentre sono ancora quasi assenti le mete della sponda Sud del Mediterraneo.
Le preferenze di chi invece opta per le bellezze italiane
In Italia, le regioni più scelte sono Trentino-Alto Adige (18%) con Val di Fassa, Val Gardena e Val Pusteria, Sardegna (13%) con la Gallura e la costa cagliaritana e Puglia (12%) con Salento, Isole Tremiti e Gargano. Rispetto all’anno scorso, salgono in classifica Sardegna e Puglia a scapito della Sicilia, quarta. Per le vacanze domestiche si conferma poi la tendenza a soggiornare in una località-base e a effettuare escursioni in giornata (36%) oppure a trascorrere vacanze stanziali (34%), al contrario di quanto avviene per l’estero, dove prevalgono i tour (70%). Il 33% farà soltanto un viaggio, il 30% due mentre una minoranza (13%) addirittura più di due. Resta un 18% che andrà in vacanza ma che non ha ancora deciso quanti viaggi farà: una quota più alta rispetto al 2018 (14%) che significa, probabilmente, che la pianificazione delle vacanze quest’anno avverrà più sotto data.
ECONOMIA
PNNR e PMI, stanziati 4 miliardi con il Fondo 394
Cosa prevede, le condizioni di finanziamento e chi può accedere

Quattro miliardi alle imprese italiane, con un’attenzione per quelle piccole e medie che desiderano espandersi all’estero. E’ la dotazione del Fondo Simest 394 che è stato presentato questa mattina alla Farnesina alla presenza del vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. Nel corso dei lavori la firma del protocollo d’avvio da parte del presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas.

Cosa prevede il Fondo 394
Il fondo sostiene solo le filiere che si occupano di export e che sposano i programmi inerenti la transizione ecologica e digitale. Previste “condizioni dedicate” per le imprese che hanno interessi in aree quali i Balcani occidentali e nei territori alluvionati dell’Emilia Romagna. Nel dettaglio, il fondo 394 prevede finanziamenti a tassi agevolati fino allo 0,464% (tasso luglio 2023), a cui si aggiunge una quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 10%. Sei le linee di intervento: transizione digitale o ecologica, inserimento mercati, certificazioni e consulenze, fiere ed eventi, e-commerce e temporary manager.
ECONOMIA
“L’Euro digitale dovrebbe affiancare il contante, non abolirlo”

“Mentre i pagamenti stanno diventando sempre più digitali, per molte persone il contante rimane il re. L’euro digitale dovrebbe integrare il contante, ma non sostituirlo. Sono lieto di constatare che la Commissione sta pensando a come trattenere il contante come mezzo di pagamento.” Così l’eurodeputato Markus Ferber, portavoce del gruppo PPE nella Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo. Il commento è arrivato contestualmente alla presentazione in Commissione del pacchetto sulla moneta unica, che include un “quadro giuridico” sulla moneta digitale.
“Gli attuali elementi di progettazione suggeriscono che l’euro digitale sarà essenzialmente utilizzato solo per i pagamenti al dettaglio. I maggiori vantaggi, tuttavia, di una valuta digitale sarebbero nel mondo degli affari. Dobbiamo almeno mantenere aperta la possibilità di futuri aggiornamenti. Se introduciamo una versione digitale della moneta unica, deve essere pronta a cogliere le opportunità del mondo digitale”, ha concluso Ferber.
ECONOMIA
Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d’acquisto

Crolla, nel quarto trimestre del 2022, il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Lo sottolinea l’Istat, secondo cui la crescita del reddito disponibile, accompagnata da un aumento dei prezzi al consumo particolarmente forte, ha comportato una significativa diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, pari a -3,7%. fsc/gtr
DOC
Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale