
Strada accidentata per il governo che chiude alla Russia
Nella collezione di inciampi del pur promettente governo Conte – nato sotto un astro fortunato ma che forse sarà ricordato come il tonfo politico più sonoro della storia politica recente – non ci sono gli accordi di Parigi, il Global Compact e le incoerenze manifeste dei salviniani. Troppo spesso vengono tralasciati – o sottovalutati – i rapporti con il Cremlino di Vladimir Putin e con il suo secondo, Sergey Lavrov. Segnali di apertura e distensione, purtroppo disattesi, erano giunti con l’annuncio di non rinnovare le sanzioni a Mosca, ma poi sono stati traditi dalle dichiarazioni dello stesso Conte giunte da Bruxelles.
Per capire l’importanza della decisione italiana, bisogna comprendere che il suo voto di Stato membro dell’Ue potrebbe, detto a grandi linee, far propendere la situazione in un senso piuttosto che in un altro. Potrebbe, cioè, costringere Putin a scelte di chiusura nei confronti dell’Italia (che nel momento in cui si gioca il rush finale e più delicato della Tap, il gasdotto trans-adriatico, non sarebbero facilmente gestibili) oppure aprire la possibilità di salutare Mosca come un nuovo (oltre che ovvio) partner commerciale. Se il titolare del Mise Luigi Di Maio ha finora guardato alla Cina, se più esponenti del governo si sono lanciati in spedizioni in Qatar, dovrebbero pur sapere che tutta la partita del blocco commerciale asiatico è proprio in Russia che si gioca.
Lo stesso atteggiamento del ministro dell’Interno Salvini, poi, non aiuta a raffreddare i toni. Anzi. Basta ricordare l’uscita di qualche giorno fa del titolare del Viminale in visita a Israele sugli Hezbollah, che pure hanno avuto un ruolo di rilievo in ambito siriano. Giorni dopo la visita e la stretta di non meglio chiariti accordi con Netanyahu, inoltre, Israele ha avviato un’operazione di attacco a ridosso di uno dei tunnel degli Hezbollah.
Nonostante una delegazione israeliana sia corsa a gambe levate una settimana fa a spiegare la scelta e a tentare di stendere una coperta fin troppo corta dopo l’abbattimento di un aereo spia e l’uccisione di 15 tecnici, Putin ha annunciato che non esiterà a far colpire tramite l’azione siriana obiettivi israeliani, laddove le attenzioni di questi ultimi si concentrassero su Damasco o tentassero di sorvolarne le aree limitrofe. Perché l’imperativo, in politica come in diplomazia, è quello di non svegliare il can che dorme, tanto più, di non punzecchiarlo senza motivo.
OPINIONI
Quello di Mollicone in realtà è un assist ai sostenitori dell’utero in affitto. Se non peggio
La frase del presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo

“L’utero in affitto è un reato più grave della pedofilia”. Lo ha detto questa mattina il presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI Federico Mollicone, ospite di Omnibus di La7. La frase ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo. Per quanto infatti Mollicone si sia affrettato a chiarire che lo sfruttamento di minori indifesi sia “un reato gravissimo”, rimane il mistero dell’utilità del paragone utilizzato.
Si può scomodare un reato che continua a mietere un sacco di vittime – con la compiacenza di tutti i governi che si succedono, compreso quello di Giorgia Meloni – e, in qualche modo, sdoganarlo e quasi scusarlo nell’ottica che ci sia qualcosa di “più grave”? Non sarebbe invece il caso che Fratelli d’Italia, oltre alla lecita battaglia sull’utero in affitto, cominciasse a dissociarsi da uscite assolutamente fuori luogo come quella di Mollicone e Nordio e iniziasse a rispondere a quella parte (tanta) dell’elettorato che anziché dichiarazioni ambigue chiede la punizione immediata di tutti i colpevoli di reati ai danni di bambini e minorenni? Perché fare una cosa non esclude l’altra, e bisognerebbe informare il presidente della Commissione Cultura che non ci sono reati migliori di altri.
Che poi dire una frase come quella pronunciata da Mollicone è come fare un clamoroso autogol, o meglio come dare un assist – cosa che in effetti ha fatto – ai sostenitori della pratica dell’utero in affitto. Messa così, l’ascoltatore medio chiamato a decidere quale reato sia più grave, è quasi tentato a provare più simpatia per la maternità surrogata se dall’altro lato della bilancia ci sono le violenze a danno di malcapitati minori. Insomma secondo gli ideatori di dichiarazioni di questo tipo – ovviamente riprese da tutta la stampa mainstream – il risultato in un modo o nell’altro è sempre garantito, se con risultato si intende il tentativo di normalizzare delle pratiche abominevoli e disumane, oltre che illegali.
POLITICA
Edilizia scolastica, stanziati 936 milioni per 399 istituti. Gli interventi regione per regione

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato l’elenco di 399 interventi di edilizia scolastica indicati dalle Regioni a seguito dello stanziamento di risorse aggiuntive avvenuto con decreto del Ministro del 7 dicembre 2022 e finanziati con circa 936 mln di risorse nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, immediatamente attuativi.
Gli interventi sono dedicati a messa in sicurezza degli istituti, alla riqualificazione, all’adeguamento sismico e antincendio, all’eliminazione delle barriere architettoniche e sono stati individuati nei Piani presentati dalle Regioni entro lo scorso 17 febbraio. I Comuni e le Province possono avviare subito la definizione delle progettazioni e le procedure per l’appalto dei lavori. Con successivo decreto verranno autorizzati alcuni ulteriori interventi, utilizzando i residui della programmazione (scorri in basso per vedere la tabella con gli interventi, regione per regione).


ESTERI
Cooperazione russo-cinese, annunciata la firma di documenti bilaterali

Il 20 marzo 2023 il presidente cinese Xi Jinping si recherà in visita di Stato in Russia. Durante i colloqui verranno discusse questioni inerenti lo sviluppo del partenariato globale e della cooperazione strategica tra Russia e Cina. In agenda anche la cooperazione russo-cinese sulla scena internazionale. Da parte del Cremlino l’annuncio della firma di “importanti documenti bilaterali”.
POLITICA
Un’altra incongruenza della Riforma Cartabia

Si tratta di una materia tecnica e articolata, ma ha un effetto diretto su centinaia di migliaia di famiglie italiane, quelle cioè che hanno un’esecuzione immobiliare in corso. Una casa in asta, insomma. Solo nel 2022 sono state pubblicate sul Portale di Vendite Pubbliche oltre 191.000 aste, da sommare alle centinaia di migliaia di lotti pubblicati negli anni precedenti e non assorbiti dal mercato. E con il D. Lgs n. 149/2022, attuativo della Riforma Cartabia, cambiano molte cose. Il 30 giugno entrerà in vigore, tra l’altro, una novità che ha un impatto diretto sulle esecuzioni immobiliari. Peccato che ci sia un’incongruenza che potrebbe rendere del tutto nulla la novità. Lo spiega Lucjiana Lozancic, amministratore delegato di Case Italia e Rendimento Etico, società di servizi immobiliari specializzati nella risoluzione del debito.
“Con la riforma Cartabia, il legislatore introduce la “vendita diretta” dei beni esecutati in alternativa alla vendita all’asta “ordinaria”. In parole semplici, chi si è visto pignorare la casa avrà la possibilità di venderla ad acquirenti privati. Lo scopo è coinvolgere l’esecutato nella vendita del bene pignorato. Perché dovrebbe farlo? Semplice: per evitare che, in caso di asta deserta, la casa sia rimessa in vendita a un prezzo inferiore”. Infatti, spiega l’esperta, “la vendita in asta di una casa spesso non risolve i problemi di debito dei proprietari”. I meccanismi delle aste portano spesso alla svalutazione dell’immobile, con il risultato che nella maggior parte di casi la vendita non soddisfa i diritti dei creditori.
“Riteniamo che la vendita diretta potrebbe rappresentare un’alternativa interessante per la persona con la casa in asta. Inoltre, la riforma vorrebbe tutelare i creditori dalla svalutazione del bene. Peccato che la vendita diretta al momento risulti “monca”. Infatti, chiunque voglia presentarsi a un’asta, sa che vi è la possibilità di offrire fino al 25% in meno rispetto al prezzo base d’asta, partecipando con un’offerta minima. Se l’acquirente acquista direttamente dall’esecutato, stando alle interpretazioni attuali della riforma, deve corrispondere il prezzo base. Insomma: non gli conviene”.
“E questo dettaglio – prosegue Lozancic – fa la differenza: potrebbe rappresentare un passo indietro per la risoluzione definitiva del debito. Riteniamo che per la risoluzione del debito l’attività dei professionisti in grado di trattare direttamente con i creditori, continuerà ad essere indispensabile anche dopo l’attuazione della riforma, anche perché cercare una soluzione professionale PRIMA che la casa vada all’asta è sempre preferibile e spesso anche possibile”.
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