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Manifesti per Lucano, intanto la Procura fa Ricorso

Manifesti per Lucano, intanto la Procura fa Ricorso | Rec News dir. Zaira Bartucca

Cos’è (in linea teorica) la legge se non un sistema che permette ai cittadini di vivere meglio e che permette di tutelarsi se si subiscono reati? Tra chi rispetta le leggi e chi le viola, infatti, esiste sempre un doppio livello di lettura. C’è chi il reato lo commette per trarne vantaggio e, contemporaneamente, chi dalla condotta illegale viene danneggiato.

Il caso di Mimmo Lucano non è diverso: dal suo vantaggio patrimoniale e da quello degli altri indagati nell’ambito dell’operazione Xenia è scaturito un debito che si aggira intorno ai 4 milioni per il Comune di Riace, la desertificazione del piccolo Comune del Reggino (territorio non fertile come si vuole fare credere, ma asciutto, sterile, proprio a causa delle cattive politiche portate avanti) e, in ultima analisi, la penalizzazione lavorativa e sociale per i (tanti) riacesi che non guardano con favore al Sistema Riace.

Il borgo calabrese è distante dalla Capitale circa 700 chilometri. Forse, i romani che in queste ore hanno pensato di dare sostegno a Mimmo Lucano con dei manifesti, a Riace non ci sono mai stati. Questo spiegherebbe la distanza siderale tra chi appoggia il sindaco non ancora dimissionario in nome della disobbedienza, e la realtà dei fatti. “Disobbedire” sarebbe l’aver contribuito a manipolare a proprio vantaggio il lavoro del Ministero dell’Interno, aver combinato matrimoni falsi, e aver portato avanti progetti fantasma esistenti solo su carta, movimentando un giro di milioni che è servito a ristrutturare case e frantoi nelle disponibilità della cricca di Lucano, a utilizzare per sé le derrate alimentari che dovevano andare agli immigrati svantaggiati e a coprire il proprio tenore di vita elevato e quello della compagna Lemlem.

Proprio così. “Disobbedire” per alcuni italiani significa infrangere leggi giuste come quelle che prevedono la rendicontazione di un ente delle spese sostenute, o come quelle che tutelano gli incapaci di intendere e di volere. Quelli che Lucano e i suoi vicini si sentivano di raggirare senza remore, come dimostrano i fiumi di intercettazioni. A finire nella trappola delle ex prostitute africane fatte passare per papabili mogli che dopo la firma dei documenti avrebbero preso il volo lontano da Riace c’erano infatti anziani o, peggio, malati di mente. Disobbedienza. Con buona pace di chi l’ha disobbedienza l’ha saputa fare senza un soldo, morendo, anche. E nella legalità.

Su venti reati per la precisione, ha messo la sua firma il Procuratore di Locri Luigi D’Alessio. Niente supposizioni ma un lavoro investigativo durato ben 18 mesi, incrociato con il lavoro ispettivo a partire dal 2016 del ministero dell’Interno (almeno di quella parte lontana dall’influenza di Lucano) e della Prefettura di Reggio Calabria e con decine di migliaia di intercettazioni telefoniche tra Lucano, la compagna e i sodali di quella che D’Alessio continua a definire associazione a delinquere. Proprio ieri è stato depositato il Ricorso per i reati di associazione a delinquere, concussione, truffa aggravata, abuso e malversazione. Non è ancora chiuso, dunque, il capitolo Lucano, nonostante la momentanea sospensione dei domiciliari che potrebbero trasformarsi presto in una pena detentiva per il sindaco di Riace e gli altri indagati.

Checché ne dica e scriva la macchina della finzione messa in moto da giornali italiani e esteri, le fiction e i video virali. Qualcuno si stupirà, ma non basta alterare la realtà per cambiarla, cancellando così con un colpo di spugna più di un decennio di reati. “Segui i soldi” diceva Giovanni Falcone, perché lasciano sempre una traccia. Proprio quella più vistosa lasciata da Lucano e gli altri, che non è possibile cancellare a suon di parole di solidarietà. Presto il nostro Sistema Riace #12.

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Nozze Bezos, ultima festa all’Arsenale: le videonews dalla nostra inviata

Nozze Bezos, ultima festa all'Arsenale: le videonews dalla nostra inviata

(Adnkronos) – Gli sposi Jeff Bezos e Lauren Sanchez dall’hotel Aman verso l’Arsenale, dove si terrà l’ultima festa del matrimonio-evento. Secondo quanto apprendiamo noi dell’Adnkronos, sarà un ballo in maschera: un omaggio a Venezia e alla sua storia. In particolare, sarebbe ispirato alla grande tradizione del carnevale. Secondo le ultime indiscrezioni riportate da media internazionali, la presenza di Lady Gaga sarebbe confermata come una delle protagoniste musicali della serata. Non è ancora chiaro se si esibirà da sola o con Elton John. Non ci sono conferme, nessun paparazzo li ha visti arrivare. Oggi alcuni media avevano smentito la loro presenza, data invece per certa per giorni. Le videonews dalla nostra inviata.

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No Bezos in marcia a Venezia, cori e slogan contro il numero uno Amazon

No Bezos in marcia a Venezia, cori e slogan contro il numero uno Amazon

(Adnkronos) – Si è concluso dove tutto era cominciato, ossia al campo dell’Erbaria sotto il ponte di Rialto, il corteo ‘No Bezos No war’ incamminatosi verso le 17.30 dalla stazione ferroviaria di Venezia.

Durante il corteo colorato, scanditi molti slogan inframmezzati dalle testimonianze dei vari comitati del Nordest e nessun incidente. Unico momento di apparente tensione, un fumogeno rosso acceso sopra il ponte di Rialto dopo aver srotolato uno striscione dalla sponda sul Canal Grande.

Stando alla Digos di Venezia, sono stati circa seicento i partecipanti al corteo. Tra tanti cartelli contro il magnate e pacchi a imitazione degli imballaggi di Amazon, anche gonfiabili colorati. ‘Fuori Bezos dalla laguna’, lo slogan della manifestazione di protesta.

“Non è per il matrimonio di Bezos che poi è una festa, questa manifestazione l’avremmo fatta lo stesso”, ha spiegato Tommaso Cacciari, uno dei leader della protesta, a cui per la prima volta hanno partecipato anche gli osservatori di Amnesty International per monitorare il comportamento delle forze dell’ordine.

Il clan ‘KarJenner’ ha intanto lasciato Venezia. Dopo aver partecipato al matrimonio di Bezos e Lauren Sanchez, Kim e Khloé Kardashian, la mamma Kris Jenner insieme al suo compagno Corey Gamble sono stati avvistati all’aeroporto Marco Polo.

Tra tutti gli invitati, sicuramente le Kardashian hanno saputo lasciare il segno con i loro abiti. E non solo. Hanno sfoggiato piume rose, trasparenze, corsetti, tessuti scintillanti. Immancabili, gli occhiali scuri da vere dive. Al contrario di Leonardo DiCaprio, che non si è mai separato dal suo cappello nero, la famiglia ‘KarJenner’ si è concessa ai fotografi tra sorrisi, baci e saluti.

È intanto tutto pronto per l’ultima serata del matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sánchez. Ad accogliere la festa da ballo in onore dei neosposi saranno le Tese dell’Arsenale, struttura di proprietà del Comune. L’area è già da giorni oggetto di intensi preparativi, con camion in arrivo carichi di piante e fiori, tavoli, bicchieri e piatti, attrezzature tecniche. L’accesso all’area è vietato a chiunque, inclusi i canali interni, che saranno presidiati dalla Capitaneria di porto e dalla Marina militare. Le Tese su tre lati confinano con la laguna e su un lato con la zona militare.

L’evento esclusivo per i 200 ospiti vip vede una sicurezza rafforzata. Inizialmente, la festa finale era prevista alla Scuola Grande della Misericordia, ma è stata spostata all’Arsenale per motivi logistici e per evitare contestazioni.

A tutti gli eventi del matrimonio di Bezos e Sanchez è stato vietato l’uso del telefono da parte degli ospiti. Agli invitati è stato chiesto di non realizzare foto e video con lo smartphone. E anche questa sera alla festa da ballo all’Arsenale continuerà a restare in vigore questo divieto espresso dagli sposi. Le uniche foto ufficiali finora uscite sono quelle apparse sull’edizione digitale di “Vogue” relative alla cerimonia nuziale, la rivista si sarebbe aggiudicata l’esclusiva.

Nel frattempo, resta il massimo riserbo sul’’artista che si esibirà per la gioia dei neosposi e i loro invitati. Dopo la smentita della presenza di Lady Gaga ed Elton John, circolano indiscrezioni sul dj norvegese Kygo e su Matteo Bocelli, già protagonista della cerimonia nuziale di venerdì sera sull’isola di San Giorgio. La festa da ballo – sembra in stile veneziano del Settecento ma c’è chi parla di un allestimento anni Venti ispirato al romanzo “Il grande Gatsby” – segna la conclusione di una settimana di festeggiamenti privati e blindati in laguna, con ospiti da tutto il mondo e misure di sicurezza eccezionali.

Il ballo, secondo quanto riferiscono insider all’organizzazione dell’evento all’Adnkronos, dovrebbe essere un ballo in maschera, un omaggio a Venezia e alla sua storia gloriosa. In particolare, sarebbe ispirato alla grande tradizione del carnevale che arrivò al suo apogeo di sontuosità per abiti e costumi nel Settecento.

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Addio a Rick Hurst, morto il vice sceriffo Cletus Hogg di ‘Hazzard’

Addio a Rick Hurst, morto il vice sceriffo Cletus Hogg di 'Hazzard'

(Adnkronos) –
Rick Hurst, l’attore statunitense noto per aver interpretato il bonario vice sceriffo Cletus Hogg nella popolare serie televisiva “The Dukes of Hazzard” (conosciuta in Italia come “Hazzard”), è morto giovedì 26 giugno all’età di 79 anni a Los Angeles. La notizia è stata resa pubblica dal museo Cooter’s Place di Pigeon Forge, nel Tennessee, dove Hurst avrebbe dovuto partecipare a un evento nel mese di luglio, poi cancellato.

Rick Hurst è entrato nel cuore degli spettatori interpretando Cletus Hogg, un personaggio secondario ma amatissimo, presente nella serie dal 1979 al 1983 per cinque stagioni. Cletus è il cugino del famigerato Boss Hogg, e nel corso degli episodi diventa vice sceriffo temporaneo e poi permanente, spesso coinvolto nelle divertenti e rocambolesche avventure dei protagonisti Bo e Luke Duke.

Prima di “Hazzard”, Hurst aveva già una lunga esperienza televisiva e cinematografica: aveva recitato in sitcom come “On the Rocks” e partecipato come guest star a serie cult come “Happy Days”, “Mash”, “Kojak” e “La casa nella prateria”. La sua carriera spaziava dal piccolo al grande schermo, con ruoli in film quali “Per vincere domani – The Karate Kid”, “Karate Kid II – La storia continua…”, “Karate Kid III – La sfida finale”, “Fiori d’acciaio” e “Nel centro del mirino”. Nel 1983 lasciò “Hazzard” per provare una nuova avventura con la serie “Amanda’s”, un remake della sitcom britannica “Fawlty Towers”, dove interpretava il cuoco maldestro Earl Nash. La serie, però, ebbe vita breve e fu cancellata dopo soli dieci episodi.

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Morta Rebekah Del Rio, addio alla voce iconica di ‘Mulholland Drive’

Morta Rebekah Del Rio, addio alla voce iconica di 'Mulholland Drive'

(Adnkronos) –
Rebekah Del Rio, la cantante e attrice statunitense divenuta celebre per la toccante interpretazione di “Llorando” nella pellicola cult “Mulholland Drive” (2001) di David Lynch, è morta nella sua casa di Los Angeles all’età di 57 anni. La notizia della scomparsa, avvenuta il 23 giugno, è stata confermata dall’Ufficio del Coroner di Los Angeles, che non ha fornito ulteriori dettagli sulle cause del decesso, come riportano i media Usa.

Nata a Chula Vista in California il 10 luglio 1967, Del Rio aveva iniziato la sua carriera musicale a San Diego prima di trasferirsi a Los Angeles. La sua svolta artistica arrivò a metà degli anni ’90, quando incontrò il regista David Lynch grazie all’agente Brian Loucks. Lynch, affascinato dalla voce struggente della cantante, le chiese di eseguire “Llorando” – una versione in spagnolo del celebre “Crying” di Roy Orbison – durante un’audizione privata. Il regista, in quel momento al lavoro sull’adattamento cinematografico di un suo progetto televisivo rifiutato dalla rete americana Abc, decise di costruire attorno a quella performance una delle sequenze più celebri della sua filmografia: la scena del Club Silencio. Il momento, diventato iconico nella storia del cinema, vede le protagoniste Naomi Watts e Laura Harring commuoversi fino alle lacrime mentre Del Rio canta in playback, per poi accasciarsi sul palco al termine dell’esibizione. Eppure, come lei stessa raccontò in un’intervista del 2022 a IndieWire, ogni take venne registrato dal vivo: “Cantavo ogni volta. Volevo che quelle emozioni si vedessero nella mia gola. Naomi e Laura erano lì, e io cantavo per loro”.

Quella breve ma potentissima apparizione segnò l’ingresso di Del Rio nel mondo del cinema, portandola a collaborare con altri registi, tra cui Richard Kelly, che la volle nel 2006 in “Southland Tales – Così finisce il mondo”, dove interpretò una versione apocalittica dell’inno nazionale americano, “The Star-Spangled Banner”. La sua voce ha impreziosito anche le colonne sonore di “Sin City”, “Man on Fire – Il fuoco della vendetta” e “Streets of Legend”.

Il legame con David Lynch non si interruppe mai. La cantante tornò nell’universo lynchiano nel 2017 con una performance nella serie “Twin Peaks: The Return”, accanto a Moby, e partecipò anche a numerosi concerti dal vivo della Red Room Orchestra, che celebrava le musiche dei film e delle serie del visionario regista. Solo due settimane prima della sua scomparsa, si era esibita durante un evento benefico dedicato proprio a Mulholland Drive a Los Angeles.

Rebekah Del Rio ha affrontato anche tragedie personali. Nel 1986 era diventata madre di Phillip C. DeMars, morto prematuramente nel 2009 all’età di 23 anni.

Definita dal “San Diego Union-Tribune” come una delle dieci migliori voci della contea, Del Rio ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva grazie a un’esibizione capace di evocare dolore, bellezza e misteri, proprio come i sogni di celluloide di cui faceva parte. (di Paolo Martini)

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